Il Popolo Ebraico e le sue Sacre Scritture |
23. Un Dio che parla agli uomini.
Il Dio della Bibbia è un Dio che entra in comunicazione con gli uomini e parla ad essi.
La Bibbia descrive, in modalità diverse, l'iniziativa presa da Dio di comunicare con l'umanità scegliendosi il popolo d'Israele.
Dio fa sentire la sua Parola o direttamente, o servendosi di portaparola.
Nell'Antico Testamento Dio si manifesta a Israele come Colui che parla.
La parola divina assume la forma di una promessa fatta a Mosè di far uscire dall'Egitto il popolo d'Israele ( Es 3,7-17 ), promessa che si colloca sulla scia di quelle fatte ai patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe e ai loro discendenti.46
È ugualmente una promessa quella che riceve Davide in 2 Sam 7,1-17 riguardo a una discendenza che gli succederà sul trono.
Dopo l'uscita dall'Egitto, Dio s'impegna con il suo popolo in un'alleanza di cui prende due volte l'iniziativa ( Es 19-14; Es 32-34 ).
In questo contesto Mosè riceve da Dio la Legge, spesso designata come « parole di Dio »,47 che egli deve trasmettere al popolo.
Mosè, portatore della parola di Dio, sarà considerato un profeta48 e anche più di un profeta ( Nm 12,6-8 ).
Nel corso della storia del popolo, i profeti si mostrano consapevoli di trasmettere la parola di Dio.
I racconti di vocazioni profetiche mostrano come la parola di Dio emerge, s'impone con forza e invita a una risposta.
Profeti come Isaia, Geremia o Ezechiele riconoscono la parola di Dio come un evento che ha segnato la loro vita.49
Il loro messaggio è il messaggio di Dio; accogliere il loro messaggio equivale ad accogliere la parola di Dio.
Anche se si scontra con delle resistenze da parte della libertà umana, la parola di Dio è efficace:50 è una potenza che opera nel cuore della storia.
Nel racconto della creazione del mondo da parte di Dio ( Gen 1 ), si scopre che, per Dio, dire è fare.
Il Nuovo Testamento prolunga questa prospettiva e l'approfondisce.
Gesù, infatti, si fa il predicatore della parola di Dio ( Lc 5,1) e ricorre alle Scritture; è riconosciuto come profeta,51 ma è più che un profeta.
Nel IV vangelo il ruolo di Gesù è distinto da quello di Giovanni Battista con un'opposizione tra l'origine terrena del secondo e l'origine celeste del primo: « Colui che viene dal cielo [ … testimonia ciò che ha visto e udito, … ] colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio » ( Gv 3,31.32.34 ).
Gesù non è un semplice messaggero, ma ha lasciato trasparire la sua intimità con Dio.
Comprendere la missione di Gesù significa comprendere anche la sua condizione divina.
« Io non ho parlato da me », dice Gesù, « ciò di cui parlo, ne parlo come il Padre me l'ha detto » ( Gv 12,49.50 ).
A partire da questo legame che unisce Gesù al Padre, il IV vangelo confessa Gesù come il Logos, « il Verbo », che « si è fatto carne » ( Gv 1,14 ).
L'inizio della lettera agli Ebrei riassume perfettamente il cammino percorso: Dio che « aveva un tempo parlato ai padri nei profeti », « ha parlato a noi in un Figlio » ( Eb 1,1-2 ), quel Gesù di cui ci parlano i vangeli e la predicazione apostolica.
L'affermazione più forte della confessione di fede ebraica è quella di Dt 6,4: « Ascolta, Israele, il Signore nostro Dio è il Signore Uno », affermazione che non dev'essere separata da quanto ne consegue per il fedele: « e tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutto il tuo essere e tutta la tua forza » ( Dt 6,5 ).52
Il Signore, unico Dio d'Israele, sarà riconosciuto come il solo Dio di tutta l'umanità alla fine dei tempi ( Zc 14,9).
Dio è Uno: questa proclamazione appartiene al linguaggio dell'amore ( cf Ct 6,9 ).
Dio che ama Israele è confessato come unico e chiama ciascuno a rispondere a questo amore con un amore sempre più unificato.
Israele è chiamato a riconoscere che il Dio che l'ha fatto uscire dall'Egitto è il solo ad averlo strappato alla schiavitù.
Solo questo Dio ha salvato Israele e Israele deve esprimere la sua fede in lui con l'osservanza della Legge e con il culto.
L'affermazione « il Signore è Uno » non era, all'origine, l'espressione di un monoteismo radicale, perché non si negava l'esistenza di altri dei, come mostra, ad esempio, il Decalogo ( Es 20,3 ).
A partire dall'esilio, l'affermazione credente tende a diventare un'affermazione di radicale monoteismo, che si esprime attraverso due espressioni come « gli dei sono nulla » ( Is 45,14) o « non ce n'è altri ».53
Nel giudaismo posteriore, l'espressione di Dt 6,4 è una professione di fede monoteistica ed è il cuore della preghiera ebraica.
Nel Nuovo Testamento l'affermazione della fede ebraica viene ripresa in Mc 12,29 da Gesù stesso, che cita Dt 6,4-5, e dal suo interlocutore ebreo, che cita Dt 4,35.
La fede cristiana afferma, anch'essa, l'unicità di Dio, perché « non c'è altro dio che il Dio unico ».54
Questa unicità di Dio è affermata con forza anche quando Gesù viene riconosciuto come Figlio ( Rm 1,3-4 ), essendo egli tutt'uno con il Padre ( Gv 10,30; Gv 17,11 ).
In effetti, la gloria che viene dal Dio unico Gesù la riceve dal Padre in quanto « Figlio unico pieno di grazia e di verità » ( Gv 1,14 ).
Per esprimere la fede cristiana, Paolo non esita a sdoppiare l'affermazione di Dt 6,4 e a dire: « Per noi, un solo Dio, il Padre [ … ] e un solo Signore, Gesù Cristo » ( 1 Cor 8,6).
La Bibbia si apre con le seguenti parole: « In principio Dio creò il cielo e la terra » ( Gen 1,1 ), un'intestazione che domina il testo di Gen 1,1–2,4, ma anche tutta la Scrittura che riferisce gli atti della potenza di Dio.
In questo testo inaugurale l'affermazione della bontà della creazione ricorre sette volte, costituendo uno dei suoi ritornelli ( Gen 1,4-31 ).
Con formulazioni differenti e in contesti diversi, l'affermazione che Dio è creatore ricorre costantemente.
Così, nel racconto dell'uscita dall'Egitto, Dio ha potere sul vento e sul mare ( Es 14,21 ).
Nella preghiera d'Israele, Dio viene confessato come « colui che ha fatto il cielo e la terra ».55
L'azione creatrice di Dio fonda e assicura la salvezza attesa, sia nella preghiera ( Sal 121,2 ) che negli oracoli profetici, ad esempio in Ger 5,22 e Ger 14,22.
In Is 40–55 quest'azione fonda la speranza in una salvezza futura.56
I libri sapienziali situano l'azione creatrice di Dio in una posizione centrale.57
Il Dio che crea il mondo con la sua Parola ( Gen 1 ) e che dà all'uomo un alito di vita ( Gen 2,7 ) è anche colui che testimonia la sua sollecitudine verso ogni essere umano fin dal suo concepimento.58
Al di fuori della Bibbia ebraica, è doveroso citare il testo di 2 Mac 7,28 dove la madre dei sette fratelli martiri esorta l'ultimo di essi con queste parole: « Ti scongiuro, figlio, contempla il cielo e la terra, osserva quanto vi è in essi e riconosci che Dio non li ha creati da cose esistenti ».
La traduzione latina di questa frase parla di creazione ex nihilo, « dal nulla ».
Un aspetto notevole di questo testo è che il richiamo dell'azione creatrice di Dio fonda qui la fede nella risurrezione dei giusti.
Lo stesso si ha in Rm 4,17.
La fede in un Dio creatore, vittorioso sulle forze cosmiche e sul male, è diventato inseparabile dalla fiducia in lui come salvatore del popolo d'Israele così come delle persone individuali.59
26. Nel Nuovo Testamento la convinzione che tutto ciò che esiste è opera di Dio proviene direttamente dall'Antico Testamento e sembra così forte che non ha bisogno di dimostrazione e il vocabolario di creazione è poco presente nei vangeli.
Bisogna tuttavia notare in Mt 19,4 il riferimento a Gen 1,27, che parla della creazione dell'uomo e della donna.
In modo più ampio, Mc 13,19 evoca « l'inizio della creazione che Dio ha creato ».
Infine, Mt 13,35b parla, a proposito delle parabole, « di cose nascoste fin dalla fondazione del mondo ».
Nella sua predicazione, Gesù insiste molto sulla fiducia che l'uomo deve avere in Dio, dal quale tutto dipende: « Per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete [ … ]
Guardate gli uccelli del cielo: non seminano né mietono [ … ] eppure il vostro Padre celeste li nutre ».60
La sollecitudine di Dio creatore si estende ai cattivi e ai buoni sui quali « egli fa sorgere il suo sole » e ai quali concede la pioggia necessaria alla fecondità del suolo ( Mt 5,45 ).
La provvidenza di Dio si esercita verso tutti; per i discepoli di Gesù questa convinzione deve portare a cercare « prima di tutto il Regno di Dio e la sua giustizia » ( Mt 6,33 ).
Nel vangelo di Matteo Gesù parla del « Regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo » ( Mt 25,34 ).
Il mondo creato da Dio è il luogo della salvezza dell'uomo; esso è in attesa di una completa rigenerazione ( Mt 19,28 ).
Partendo dalla Bibbia ebraica, che afferma che Dio ha creato tutto con la sua parola, col suo verbo,61 il prologo del IV vangelo proclama che « in principio era il Verbo », che « il Verbo era Dio » e che « tutto fu per mezzo di lui » e che « niente di ciò che fu, lo fu senza di lui » ( Gv 1,13 ).
Il Verbo è venuto nel mondo ma il mondo non l'ha riconosciuto ( Gv 1,10 ).
Il progetto di Dio, nonostante gli ostacoli interposti dagli uomini, è chiaramente definito in Gv 3,16: « Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna ».
Di questo amore di Dio Gesù è testimone fino alla fine ( Gv 13,1 ).
Dopo la risurrezione, Gesù « soffia » sui discepoli, rinnovando l'atto di Dio al momento della creazione dell'uomo ( Gen 2,7 ), il che suggerisce che una nuova creazione sarà opera dello Spirito Santo ( Gv 20,22 ).
Pur se in un linguaggio diverso, il libro dell'Apocalisse offre una prospettiva analoga.
Il Dio creatore ( Ap 4,11 ) è all'origine di un progetto di salvezza che può essere realizzato solo dall'Agnello « come immolato » ( Ap 5,6 ), compiendo il mistero pasquale, egli che è « il Principio della creazione di Dio » ( Ap 3,14 ).
Al termine della storia, la vittoria sulle forze del male andrà di pari passo con il sorgere di una nuova creazione, che avrà per luce Dio stesso62 e non avrà più bisogno di templi, perché Dio onnipotente e l'Agnello saranno il Tempio della città celeste, la nuova Gerusalemme ( Ap 21,2.22 ).
Nelle lettere paoline, il posto riservato alla creazione è ugualmente importante.
È noto il ragionamento di Paolo in Rm 1,20-21 a proposito dei pagani.
L'apostolo afferma che « dalla creazione del mondo in poi, le perfezioni invisibili di Dio, la sua eterna potenza e divinità, sono visibili nelle sue opere attraverso l'intelligenza » e che quindi i pagani sono « inescusabili » per non aver reso gloria a Dio e per aver « servito la creatura invece del Creatore » ( Rm 1,25; cf Sap 13,19 ).
La creatura è stata abbandonata « alla schiavitù della corruzione » ( Rm 8,20-21 ).
Ma non per questo va rigettata come cattiva.
In 1 Tm 4,4 si afferma che « tutto ciò che è stato creato da Dio è buono e nulla è da scartarsi, quando lo si prende con rendimento di grazie ».
Il ruolo che, nell'atto di creare, l'Antico Testamento attribuisce alla Sapienza, nel Nuovo Testamento è attribuito alla persona di Cristo, Figlio di Dio.
Come per il « Verbo » nel prologo di Giovanni ( Gv 1,3 ), si tratta di una mediazione universale, espressa in greco della preposizione dia, che si ritrova anche in Eb 1,2.
Associato al « Padre, dal quale tutto ( proviene ) » si trova « Gesù Cristo, per mezzo del quale tutto ( proviene ) » ( 1 Cor 8,6 ).
Sviluppando questo tema, l'inno di Col 1,15-20 afferma che « tutto è stato creato in lui » e che « tutto è stato creato per mezzo di lui e in vista di lui; egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui » ( Col 1,16-17 ).
D'altra parte, la risurrezione di Cristo è compresa come l'inaugurazione di una nuova creazione, così che « se uno è in Cristo, è una "creatura nuova" ».63
Di fronte al dilagare del peccato degli uomini, il progetto di Dio era quello di realizzare una nuova creazione.
Questo tema sarà ripreso più avanti, dopo aver parlato della situazione dell'umanità.
Indice |
46 | Gen 12,13; Gen 26,23-24; Gen 46,2-4 |
47 | Es 20,1; Es 24,3-8; Es 34,27-28; cf Nm 15,31 |
48 | Os 12,14; Dt 18,15.18 |
49 | Is 6,5-8; Ger 1,4-10; Ez 2,1-3,3 |
50 | Is 55,11; Ger 20,9 |
51 | Mt 21,11.46; Lc 7,16; Lc 24,19; Gv 4,19; Gv 6,14; Gv 7,40; Gv 9,17 |
52 | Metteremo regolarmente la parola signore tutta in maiuscolo quando il testo ebraico ha il tetragramma non pronunciato YHWH, nome proprio del Dio d'Israele. Nella lettura gli ebrei lo sostituiscono con altre parole, soprattutto con 'adonai, « Signore » |
53 | Dt 4,35.39; Is 45,6.14 |
54 | 1 Cor 8,4; cf Gal 3,20; Gc 2,19 |
55 | Sal 115,15; Sal 121,2; Sal 124,8; Sal 134,3; Sal 146,6 |
56 | Is 42,5; Is 44,24; Is 45,11; Is 48,13 |
57 | Pr 8,22-31; Pr 14,31; Pr 17,5; Gb 38; Sap 9,1-2 |
58 | Sal 139,13-15; Gb 10,9-12 |
59 | Gb 26,12-13; Sal 74,12-23; Sal 89,10-15; Is 45,7-8; Is 51,9-11 |
60 | Mt 6,25-26, cf Lc 12,22-32 |
61 | Sap 9,1; cf Sal 33,6-9; Sir 42,15 |
62 | Ap 22,5; cf Is 60,19 |
63 | 2 Cor 5,17; cf Gal 6,15 |