Romani |
CEI 2008 - Audio - Interconfessionale
C. Situazione di Israele |
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I privilegi di Israele |
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1 Dico la verità in Cristo, non mentisco, e la mia coscienza me ne dà testimonianza nello Spirito Santo: | |||||
2 ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua. | |||||
3 Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne. |
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4 Essi sono Isreliti e possiedono l'adozione a figli, la gloria, le alleanza, la legislazione, il culto, le promesse, |
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5 i patriarchi; da essi proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen. |
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Dio non è infedele |
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6 Tuttavia la parola di Dio non è venuta meno. Infatti non tutti i discendenti di Israele sono Israele, |
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7 né per il fatto di essere discendenza di Abramo sono tutti suoi figli. No, ma: in Isacco ti sarà data una discendenza, |
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8 cioè: non sono considerati figli di Dio i figli della carne, ma come discendenza sono considerati solo figli della promessa. |
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9 Queste infatti sono le parole della promessa: Io verrò in questo tempo e Sara avrà un figlio. | |||||
10 E non è tutto; c'è anche Rebecca che ebbe figli da un solo uomo, Isacco nostro padre: |
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11 quando essi ancora non erano nati e nulla avevano fatto di bene o di male - perché rimanesse fermo il disegno divino fondato sull'elezione non in base alle opere, ma alla volontà di colui che chiama - | |||||
12 le fu dichiarato: Il maggiore sarà sottomesso al minore, |
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13 come sta scritto: Ho amato Giacobbe e ho odiato Esaù. | |||||
Dio non è ingiusto |
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14 Che diremo dunque? C'è forse ingiustizia da parte di Dio? No certamente! |
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15 Egli infatti dice a Mosè: Userò misericordia con chi vorrò, e avrò pietà di chi vorrò averla. |
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16 Quindi non dipende dalla volontà né dagli sforzi dell'uomo, ma da Dio che usa misericordia. |
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17 Dice infatti la Scrittura al faraone: Ti ho fatto sorgere per manifestare in te la mia potenza e perché il mio nome sia proclamato in tutta la terra. |
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18 Dio quindi usa misericordia con chi vuole e indurisce chi vuole. | |||||
19 Mi potrai però dire: « Ma allora perché ancora rimprovera? Chi può infatti resistere al suo volere? ». |
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20 O uomo, tu chi sei per disputare con Dio? Oserà forse dire il vaso plasmato a colui che lo plasmò: « Perché mi hai fatto così? ». |
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21 Forse il vasaio non è padrone dell'argilla, per fare con la medesima pasta un vaso per uso nobile e uno per uso volgare? |
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22 Se pertanto Dio, volendo manifestare la sua ira e far conoscere la sua potenza, ha sottoposto con grande pazienza vasi di collera, già pronti per la perdizione, |
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23 e questo per far conoscere la ricchezza della sua gloria verso vasi di misericordia, da lui predisposti alla gloria, |
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24 cioè verso di noi, che egli ha chiamati non solo tra i Giudei ma anche tra i pagani, che potremmo dire? | |||||
Infedeltà e chiamata previste dall'AT |
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25 Esattamente come dice Osea: Chiamerò mio popolo quello che non era mio popolo e mia diletta quella che non era la diletta. |
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26 E avverrà che nel luogo stesso dove fu detto loro: « Voi non siete mio popolo », là saranno chiamati figli del Dio vivente. |
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27 E quanto a Israele, Isaia esclama: Se anche il numero dei figli d'Israele fosse come la sabbia del mare, sarà salvato solo il resto; |
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28 perché con pienezza e rapidità il Signore compirà la sua parola sopra la terra. | |||||
29 E ancora secondo ciò che predisse Isaia: Se il Signore degli eserciti non ci avesse lasciato una discendenza, saremmo divenuti come Sòdoma e resi simili a Gomorra. |
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30 Che diremo dunque? Che i pagani, che non ricevevano la giustizia, hanno raggiunto la giustizia: la giustizia però che deriva dalla fede; |
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31 mentre Israele, che ricercava una legge che gli desse la giustizia, non è giunto alla pratica della legge. | |||||
32 E perché mai? Perché non la ricercava dalla fede, ma come se derivasse dalle opere. Hanno urtato così contro la pietra d'inciampo, |
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33 come sta scritto: Ecco che io pongo in Sion una pietra di scandalo e un sasso d'inciampo; ma chi crede in lui non sarà deluso. |
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Indice |
9,1-11,36 | Il mistero d'Israele Paolo affronta, con intensa partecipazione personale e grande speranza, un grave problema storico e spirituale. Perché il popolo d'Israele, con il quale Dio si è impegnato in un rapporto di alleanza, non ha riconosciuto e accolto come messia Gesù, nato dalla stirpe di Davide, per realizzare le promesse fatte ai padri? In un'ampia meditazione sulla storia d'Israele, sostenuta da frequenti citazioni bibliche, l'apostolo dimostra che l'attuale infedeltà d'Israele non impedisce a Dio di manifestare la propria fedeltà, che salva tutti in forza della misericordia. c 9 L'affermazione della giustificazione mediante la fede conduceva Paolo a rievocare la giustizia di Abramo ( c 4 ). Ugualmente l'affermazione della salvezza data con lo Spirito dall'amore di Dio l'obbliga a trattare il caso di Israele ( cc 9-11 ), infedele benché abbia ricevuto le promesse della salvezza. Non si tratta dunque in questi capitoli, il problema della predestinazione degli individui alla gloria o anche alla fede, ma quello del ruolo storico di Israele; soltanto a questo si riferivano le affermazioni dell'AT. 9,1-13 Dio e il popolo d'Israele |
9,3 | anatema: cioè oggetto di maledizione ( cf. Gs 6,17+ e Lv 27,28+ ). |
9,4 | Essi sono Israeliti: gli autentici discendenti di Giacobbe-Israele (
Gen 32,29 ). Da questo privilegio scaturiscono tutti gli altri: l'adozione filiale ( Es 4,22; cf. Dt 7,6+ ); la gloria di Dio ( Es 24,16+ ) che dimora in mezzo al popolo ( Es 25,8+; Dt 4,7+; cf. Gv 1,14+ ); le alleanze con Abramo ( Gen 15,1+; Gen 15,17+; Gen 17,1+ ), Giacobbe-Israele ( Gen 32,29 ), Mosè ( Es 24,7-8 ); il culto reso al solo vero Dio; la legge espressione della sua volontà; le promesse messianiche ( 2 Sam 7,1+ ) e l'appartenenza alla stirpe di Cristo. |
9,5 | Dio benedetto nei secoli: il contesto e il movimento stesso della frase suppongono che la dossologia si rivolga al Cristo. Se è raro che Paolo dia a Gesù il titolo di « Dio » ( cf. Tt 2,13 ) e gli rivolga una dossologia ( cf. Eb 13,21 ), è perché egli riserva ordinariamente questo titolo al Padre ( cf. Rm 15,6, ecc. ) e considera le persone divine meno sul piano astratto della loro natura che sul piano concreto delle loro funzioni nell'opera della salvezza. Inoltre egli pensa sempre al Cristo storico nella sua realtà concreta di Dio fatto uomo ( cf. Fil 2,5+; Col 1,15+ ). Per questo egli lo mostra subordinato al Padre ( 1 Cor 3,23; 1 Cor 11,3 ), sia nell'opera della creazione ( 1 Cor 8,6 ) che della restaurazione escatologica ( 1 Cor 15,27s; cf. Rm 16,27; ecc. ). Tuttavia il titolo di « Kyrios » ricevuto dal Cristo nella resurrezione ( Fil 2,9-11; cf. Ef 1,20-22; Eb 1,3s ) non è nient'altro che il titolo divino dato a Jahve nell'AT ( Rm 10,9.13; 1 Cor 2,16 ). Per Paolo Gesù è essenzialmente il « Figlio di Dio » ( Rm 1,3s.9; Rm 5,10; Rm 8,29; 1 Cor 1,9; 1 Cor 15,28; 2 Cor 1,19; Gal 1,16; Gal 2,20; Gal 4,4.6; Ef 4,13; 1 Ts 1,10; cf. Eb 4,14; ecc. ), il suo « proprio Figlio » ( Rm 8,3.32 ), il « Figlio del suo amore » ( Col 1,13 ), che appartiene di diritto al mondo divino da dove è venuto ( 1 Cor 15,47 ), inviato da Dio ( Rm 8,3; Gal 4,4 ). Se egli ha preso il titolo di « Figlio di Dio » in modo nuovo con la resurrezione ( Rm 1,4+; cf. Eb 1,5; Eb 5,5 ), non l'ha però ricevuto in quel momento, perché è preesistente, in un modo non solo scritturistico ( 1 Cor 10,4 ) ma ontologico ( Fil 2,6; cf. 2 Cor 8,9 ). Egli è la sapienza ( 1 Cor 1,24.30 ), l'immagine ( 2 Cor 4,4 ), colui per mezzo del quale tutto è stato creato ( 1 Cor 1,15-17; cf. Eb 1,3; 1 Cor 8,6 ), per mezzo del quale tutto è ricreato ( Rm 8,29; cf. Col 3,10; Col 1,18-20 ), perché ha riunito nella sua persona la pienezza della divinità e del mondo ( Col 2,9+ ). In lui Dio ha concepito tutto il piano di salvezza ( Ef 1,3s ) ed egli ne rappresenta il fine come il Padre ( Rm 11,36; 1 Cor 8,6; Col 1,16.20 ). Se il Padre resuscita e giudica, anche lui resuscita ( Rm 1,4+; Rm 8,11+; Fil 3,21 ) e giudica ( Rm 2,16; 1 Cor 4,5; Rm 14,10; 2 Cor 5,10 ). In una parola, è una delle tre persone che appaiono associate nelle formule trinitarie ( 2 Cor 13,13+ ). |
9,6-13 | Con una serie di citazioni bibliche (
Gen 21,12;
Gen 18,10;
Gen 25,23;
Ml 1,2-3 ) Paolo dimostra che la parola di Dio non è venuta meno ( v. 6 ). Nella storia d'Israele si conferma il disegno divino, che si fonda sull'elezione per grazia e non sulle opere. Al v. 13, nella citazione di Ml 1,2-3, va tenuto presente che "odiare" nel senso biblico significa spesso "amar meno" o "non preferire". 9,6 non tutti … sono Israele: così gli ismaeliti e soprattutto gli idumei discendendi di Esaù ( Gen 36,1 ), nemici per antonomasia di Israele ( Dt 23,8; Sal 137,7+ ). |
9,11 | Dio è giusto? |
9,14-29 | Dio non è ingiusto |
9,15-17 | Citazione di Es 33,19 e Es 9,16. |
9,17 | Ti ho fatto sorgere: come l'AT, Paolo attribuisce anzitutto alla causalità divina ( accentuando di più l'espressione: « Ti ho fatto sorgere » ) le azioni buone o cattive degli uomini ( cf. Rm 1,24s ). |
9,19 | al suo volere: se l'indocilità dell'uomo entra così nel piano divino, come si può ancora rimproverargli di non compiere la volontà di Dio? Paolo ha già incontrato un'obiezione analoga ( Rm 3,7; Rm 6,1.25 ) e vi ha risposto, come qui, con un rifiuto del problema. Dio è il padrone della sua opera. Tacciarlo d'ingiustizia non ha senso ( cf. Mt 20,15 ). |
9,20-24 | Paolo applica la similitudine del vasaio (
Is 29,16 ), che richiama il gesto della creazione, all'opera di Dio nella storia di salvezza. Egli per far conoscere la ricchezza della sua gloria ( v. 23 ) ha sopportato con pazienza quanti erano meritevoli di un giudizio di condanna. Ma per la sua misericordia egli destina alla salvezza anche i pagani, che chiama alla fede mediante l'annuncio del Vangelo. |
9,22 | pertanto: frase difficile, da interpretarsi in funzione del contesto Paolo spiega come l'indurimento del faraone in passato e l'infedeltà di Israele oggi, visti nel piano divino, non si oppongano per nulla alla giustizia. Dio avrebbe potuto annientare il faraone, come potrebbe annientare il popolo giudaico; ma ne sopporta l'esistenza con longanimità: così ( pur lasciando loro il tempo di pentirsi: Rm 2,4 ), egli « manifesta la sua ira » ( mediante la stessa moltiplicazione dei peccati, cf. Rm 1-3, che d'altronde prepara la conversione ); « fa conoscere la sua potenza » trionfando degli ostacoli ( cf. v 17 ), oggi dell'ostilità dei giudei al vangelo. In questo modo Dio esegue un disegno di misericordia nei confronti dei pagani ( cf. Rm 11,11.12.15.30 ), alla cui conversione l'ingresso in massa dei giudei nella chiesa avrebbe potuto costituire un grave ostacolo. In ogni caso Paolo si rivolge ai pagani perché i giudei rifiutano di intendere il messaggio ( At 13,5+ ). D'altronde si tratta di un'infedeltà temporanea e ordinata, come di rimbalzo, alla loro futura conversione ( Rm 11,13-15.23.31 ). |
9,23 | e questo per far conoscere: una var. legge: « e fatto conoscere ». |
9,24 | che potremmo dire?: queste parole sono aggiunte per dare senso al periodo. Nel testo greco la frase rimane in sospeso, ma sottende l'interrogativo: « come parlare in questo caso di ingiustizia di Dio? ». Effettivamente tutto è ordinato, alla fine, alla salvezza degli uni e degli altri ( cf. Rm 11,32 ). |
9,25-29 | Con un piccolo florilegio di citazioni da
Os 2,25;
Is 10,22-23;
Is 1,9, Paolo mostra sia che la chiamata dei pagani è già preannunciata nelle sacre Scritture, sia che Israele sarà salvato a partire da un resto ( v. 27 ), fedele al Signore. |
9,26 | figli del Dio vivente: la storia dello stesso Israele, chiamato da Dio nonostante le sue infedeltà, diventa il tipo della chiamata delle nazioni, che non ne hanno alcun diritto, al banchetto messianico. |
9,27 | Isaia esclama: i testi scelti annunziano nello stesso tempo l'infedeltà di Isràele e il ritorno di un « resto » ( cf. Is 4,3+ ), depositario delle promesse. Essi preparano così il c 11. |
9,28 | sopra la terra: volg. adatta la citazione al testo dei LXX, che Paolo abbrevia. |
9,30-33 | La colpa d'Israele 9,30 Che diremo dunque: questa conclusione introduce l'argomento del capitolo seguente: le cause dell'infedeltà di Israele viste non più in Dio, ma in Israele stesso. |
9,31 | non è giunto alla pratica della legge: cosa che può fare soltanto il cristiano ( Rm 3,31; Rm 8,4; Rm 10,4; cf. Rm 7,7+; At 13,39 ). - legge: volg. ha: « la legge di giustizia ». |
9,33 | Citazione di
Is 28,16. Vedi anche Is 8,14. |