Beni
1) plurale di bene
Sinonimi: proprietà, averi, possedimenti, patrimoni, ricchezze
L'espressione "beni ecclesiastici" designa sia le proprietà, cioè beni mobili e immobili, sia i diritti, a vario titolo appartenenti alla Chiesa o a una persona morale, giuridicamente riconosciuta nell'ambito ecclesiastico.
Ulteriori qualificazioni riguardano i beni, detti sacri, in quanto destinati al culto divino mediante la consacrazione o la benedizione, come per esempio le chiese, le reliquie, gli arredi; e inoltre quelli di particolare pregio artistico.
La formazione e il consolidamento del complesso dei beni ecclesiastici è anche legato all'azione caritativa svolta dai cristiani ( v. assistenza, opere ).
v. Potere temporale; Stato della Chiesa
L'espressione indica l'insieme dei beni economici, sociali e culturali, di cui l'uomo si avvale per il proprio sostentamento e per la promozione della propria esistenza.
Nell'Antico Testamento bene temporale è ciò che l'uomo possiede per lo sviluppo della propria vita di creatura.
Tutto quanto egli ha, lo ha perché amico di Dio, il quale gli conferisce la potestà di dare il nome alle realtà del creato ( Gen 12,20 ) e con ciò di prenderne possesso.
L'esperienza del peccato, che determina lo squilibrio nella relazione tra Dio, l'uomo e la creazione, implica come conseguenza un rapporto conflittuale con i beni della terra.
Dio continua a promettere al popolo di Israele beni materiali destinati a procurare una felicità terrena ( Dt 8,7-20 ), ma attraverso di essi Israele è anche educato al superamento del desiderio di possedere beni solo temporali.
Si pensi alla funzione pedagogica esercitata da Dio, attraverso la mediazione di Mosè, nel deserto: il popolo, che chiede continuamente beni temporali ( acqua, pane, carne, terra ), è stimolato da Dio ad assolvere esigenze di tipo spirituale: "Non avrai altro Dio al di fuori di me" ( Es 20,3 ).
Ciò che Dio chiede all'uomo è di essere signore non di averi, ma della sua intimità.
Cristo stesso si fa pane, acqua, luce, per il bene dell'uomo; ma egli e soprattutto venuto per dare i beni futuri della salvezza, realizzata con il dono totale della sua vita.
Il Regno dei cicli è paragonato a una pietra preziosa ( Mt 13,45 ), a un tesoro ( Mt 13,44 ), per richiamare l'attenzione sull'importanza che esso riveste e sulla necessità di relativizzare tutte le altre cose, in vista del suo conseguimento.
La predilezione divina per i poveri conferma questa visione.
Mentre gli sforzi più frequenti dell'uomo mirano al possesso dei beni terreni in sostituzione del Bene vero, la pedagogia divina interviene continuamente per chiedere all'uomo una conversione dal primato dell'avere a quello dell'essere, in modo da utilizzare tutto in funzione dell'unico vero Bene.
Il comportamento morale nei riguardi dei beni temporali è chiaramente delineato nella prima beatitudine del discorso della montagna ( Mt 5,3; anche Lc 6,20 ).
I beni della terra non sono proscritti, ma devono essere usati con sobrietà per evitare il pericolo dell'ingiustizia e il rischio dell'idolatria.
La vera povertà non è rifiuto dei beni, ma capacità di condividerli con gli uomini, aprendosi ad una salvezza che viene soltanto da Dio.
Anche il Catechismo della Chiesa Cattolica utilizza termini quali "beni terreni" o "terrestri", "beni creati", "beni materiali" e termini quali "beni futuri", "beni celesti", "beni spirituali": i primi indicano i "beni di questo mondo", ritenuti inferiori; i secondi, la vera felicità, che non risiede nei beni temporali ma in Dio.
Tra i due ambiti non vi e opposizione: accogliere i doni di Dio e rispondere con altrettanta misura d'amore.
Tutto ciò che è affidato all'umanità non può essere disgiunto dall'obbligo morale di metterlo al servizio del bene di tutti.
I beni temporali devono essere utilizzati nell'ottica della sapienza divina che ha creato tutte le cose per la pienezza di vita di ogni uomo e dell'intera umanità.
v. Ricchezza
* * *
Per analogia con il principio etico che afferma che i beni terrestri hanno una destinazione universale perché sono stati creati per il vantaggio di tutti, oggi si pone il problema se anche i beni culturali, come quelli materiali, abbiano una destinazione universale.
In un mondo sempre più interdipendente, come bisogna intendere la partecipazione di ogni persona e di tutti i gruppi umani ai beni della cultura?
In altri termini, le regole della giustizia distributiva trovano una applicazione stretta nel campo dei beni e dei diritti culturali?
È inizialmente indispensabile una chiarificazione a proposito della comunicabilità dei beni culturali.
Questo appartiene essenzialmente alla natura della cultura, al suo modo di acquisizione e di trasmissione.
In questa questione che riguarda insieme la cultura e l'etica, il nostro punto centrale di riferimento è il bene della persona, prima creatrice e beneficiaria del progresso culturale.
Ora, in una prospettiva personalistica, è ogni singola persona che si perfeziona con l'apprendimento, l'allenamento intellettuale, l'approfondimento della conoscenza e la creatività del proprio spirito.
È un bene proprio della persona che chiamiamo colta l'aver saputo dispiegare i propri talenti.
La cultura, certo, esige la trasmissione delle conoscenze, ma essa è, in radice, il risultato di uno sforzo di assimilazione e di perfezionamento personale.
Essa è il risultato di un autosviluppo e di un autoarricchimento perché è la persona che coltiva se stessa.
Nessun altro la può arricchire al suo posto.
Dobbiamo quindi riconoscere questa parte di singolarità e di incomunicabilità in ogni cultura personale.
Ne abbiamo un'intuizione acuta quando la morte ci priva di un grande scienziato o di un noto artista.
Abbiamo allora l'impressione che sia accaduta una perdita irreparabile per la cultura.
Ognuno si distingue per la cultura che è collegata ai propri talenti e per la somma delle conoscenze e delle esperienze che l'hanno fatto crescere sul piano umano.
Occorre, tuttavia, subito aggiungere che il progresso autentico della persona richiama in controparte un incessante scambio all'interno della comunità umana, perché l'isolamento autosufficiente conduce alla morte dello spirito.
Ciò che io conosco è insieme un'acquisizione personale ed un arricchimento condiviso con altri.
La scienza, l'arte, la cultura esigono contemporaneamente l'interiorizzazione personalizzata e lo scambio collettivo.
Il sapere, il saper fare e il saper vivere diventano allora attributi delle persone ed anche di tutta la società che chiamiamo colta.
E questo valore deve essere difeso come il bene inalienabile che distingue le persone e i gruppi umani.
Ogni comunità umana si definisce precisamente per la sua cultura, cioè per il suo modo originale ed unico di percepire la vita, di giudicare, di comportarsi, di creare opere e istituzioni che umanizzano uno spazio fisico e sociale.
La cultura così concepita specifica l'identità di ogni collettività umana.
E il bene primo, il patrimonio e il progetto di vita tipico che nessuna società può sacrificare senza distruggere se stessa.
Ma la cultura dei gruppi, come quella delle persone, non può sopravvivere nell'isolamento senza minaccia di chiusura, di disumanizzazione e d'incultura.
La promozione dell'identità culturale richiama dunque, per una specie di necessità interna, la comprensione e il dialogo tra le culture.
Questa reciprocità sottolinea l'interdipendenza dei beni culturali di ogni persona e di ogni gruppo.
La destinazione universale dei beni dello spirito si opera dunque, in larga parte, con il libero scambio ed il reciproco arricchimento.
La caratteristica dei beni culturali è proprio quella di poter condividere senza impoverirsi.
Accade, anzi, che il contrario ne sia la regola, perché è diffondendosi che una cultura si approfondisce e si universalizza.
La solidarietà umana sarebbe illusoria senza il rispetto di una duplice esigenza:
prima di tutto, la crescita e la salvaguardia della ricchezza culturale propria di ogni persona e di ogni società;
e, contemporaneamente, la mutua fecondazione delle culture particolari, sorgente di arricchimento continuo della cultura umana in sé.
Un bene culturale comune s'impone dunque come un imperativo di cui prende più chiaramente coscienza la società moderna.
In controparte, s'impone la necessità della democratizzazione culturale.
Di fronte all'esigenza di sviluppo di tutti gli uomini e di tutti i popoli, possiamo meglio comprendere la funzione della scienza, dell'arte e della cultura in genere nel progresso della società umana.
Nuovi problemi etici s'impongono alla coscienza universale e alla riflessione cristiana.
Teniamo presenti alcuni dei più recenti fenomeni di evoluzione che si compendiano nelle seguenti espressioni:
la socializzazione della scienza,
lo slancio dello sviluppo culturale,
la politicizzazione della cultura,
la democratizzazione culturale.
La scienza non è più soltanto una questione che riguardi gli scienziati considerati individualmente.
La scienza oggi costituisce una vera e propria istituzione della società.
Il settore scientifico rappresenta un considerevole potere che implica una responsabilità collettiva di uomini e donne di scienza per la promozione di una società giusta, pacifica e fraterna.
La scienza si è socializzata e le équipes o i centri di ricerca sono ormai sottoposti a norme e regole di condotta richieste dal bene comune.
Lo Stato moderno è, in questo modo, condotto a definire una politica della scienza per dotare la nazione di un equipaggiamento equilibrato nelle principali discipline che sono vitali per il progresso dell'industria, della medicina, per la difesa, la ricerca fondamentale, la qualità della vita ( notiamo il crescente ruolo delle scienze umane ).
Criteri di comune partecipazione al progresso della scienza fanno ormai parte di una politica illuminata.
Questo impegno si fa complesso per i rapidi progressi della scienza, per l'accumulo quasi illimitato delle conoscenze e per la superspecializzazione delle discipline che, spesso, crea una situazione oggettiva di incomunicabilità all'infuori degli esperti e degli iniziati.
Come allora la società può controllare l'uso delle scienze a beneficio di tutti?
L'aspetto internazionale delle politiche scientifiche pone dei problemi ancora più complessi, al di là del diritto al segreto ( supposto o reale ), del rispetto per i brevetti d'invenzione e dei diritti d'autore.
La politica e la pratica delle nazioni ricche, in materia di scienze, tendono a creare una nuova situazione di dipendenza o di colonizzazione culturale.
La condivisione dei vantaggi della scienza tra nazioni esige molta chiaroveggenza e generosità da parte del mondo scientifico e dei responsabili politici.
La loro responsabilità è molto grande di fronte alla prospettiva dello sviluppo di tutti i popoli.
La nozione di sviluppo culturale pone oggi in rilievo la dimensione umanistica ed etica del progresso dei popoli.
Uno sviluppo autentico esige la partecipazione ai vantaggi sia economici che culturali del progresso umano.
L'esperienza ha ampiamente dimostrato che i progetti di sviluppo producono illusione e disinganno quando si limitano agli aspetti economici e tecnici trascurando l'identità dei popoli e le loro aspirazioni culturali.
Nessun gruppo umano può rinunciare a progredire sotto pena di perdere la propria anima e la propria cultura.
Ma per accedere ai benefici della modernizzazione, i popoli in sviluppo devono operare una scelta molto complessa: pur accogliendo la scienza e la cultura moderne, essi devono discernere gli elementi che sono conciliabili con la propria cultura tradizionale.
Essi devono, d'altra parte, chiedersi quali siano i valori tradizionali da mantenere vivi in un paese che sta emergendo, ma che intende preservare la propria identità nazionale.
I beni della scienza e della tecnica acquistano oggi un'importanza considerevole nello sviluppo delle nazioni.
Giovanni Paolo II così si esprimeva: " Un'altra forma di proprietà esiste, in particolare, nel nostro tempo e riveste un'importanza non inferiore a quella della terra: è la proprietà della conoscenza, della tecnica e del sapere.
Su questo tipo di proprietà si fonda la ricchezza delle nazioni industrializzate molto più che su quella delle risorse naturali ": Centesimus annus, n. 32.
Le nazioni industrialmente più avanzate sono chiamate ad esplorare insieme alle nazioni in via di sviluppo, come queste possano partecipare ai vantaggi delle scienze tecniche.
D'ambo le parti s'impongono dei discernimenti responsabili.
Se queste scelte non raggiungono il progetto idoneo, il rischio è che le nazioni ricche sommergano la cultura dei paesi in via di sviluppo.
Questi aspirano ardentemente ad acquistare tutti i vantaggi della scienza e della creatività culturale e certamente i programmi di sviluppo devono rispondere a queste esigenze.
Ma è soltanto in un dialogo responsabile tra paesi ricchi e paesi poveri che l'intercomunicazione culturale potrà tener conto della duplice esigenza del rispetto delle identità nazionali e della libera partecipazione ai tesori dell'educazione, della scienza e dell'arte che devono, progressivamente, diventare il patrimonio comune dell'umanità.
Questo patrimonio includerà anche la ricchezza dei costumi, l'eredità artistica, la sapienza e la filosofia delle culture tradizionali.
Questi bisogni incitano oggi gli Stati a dotarsi di un'autentica politica della cultura.
L'obbiettivo minimo è costituito dalla difesa e dalla promozione del patrimonio culturale comune della nazione: luoghi, monumenti, arti tradizionali e popolari, archivi, opere letterarie ed artistiche.
Una finalità più ambiziosa tende ora ad imporsi: essa mira alla democratizzazione culturale secondo la quale tutti i cittadini e tutti i gruppi devono potenzialmente avere accesso ai vantaggi della scienza, dell'educazione, dell'arte, della formazione permanente.
Per promuovere il diritto e l'accesso alla cultura devono essere assicurate certe condizioni.
Gli Stati, attraverso la loro politica, possono favorire la democrazia culturale garantendo, prima di tutto, un minimo di uguaglianza nelle possibilità di progresso date ai cittadini.
Sul piano negativo, occorre escludere ogni forma di discriminazione basata sulla razza, sul sesso, sulla religione.
Sul piano positivo, la democratizzazione presuppone che sia stimolata la creazione popolare e che tutte le componenti della comunità nazionale possano liberamente esprimersi.
Non è compito dello Stato imporsi direttamente o dettare i criteri di una cultura.
Il suo ruolo consiste piuttosto nell'assicurare la libertà di partecipazione e l'accesso di tutti ai benefici della cultura.
Questa libertà è difesa quando il pubblico acquista la capacità di critica dell'informazione e non rimane passivo di fronte al consumismo di massa.
L'influenza dominante dei media impone condizionamenti che rischiano di uniformare le culture.
La politica culturale deve favorire tutto ciò che incoraggia la libera scelta e la creatività delle persone e dei gruppi.
Pur accettando una certa mondialità della cultura, conseguenza della grande interdipendenza tra le nazioni, occorre vegliare affinché il bene proprio di ogni cultura sia protetto e promosso, altrimenti l'omologazione delle culture diventa un pericolo comune.
I vantaggi apportati dalle scienze, dalla tecnica e dall'arte contribuiscono certamente al progresso di tutte le persone e di tutti i popoli, ma la condivisione effettiva dei beni culturali esige che siano rispettate le leggi di un libero scambio tra i collaboratori interessati.
È applicabile la giustizia distributiva nella condivisione dei beni culturali?
Forse, ma in modo molto particolare.
I beni culturali non si distribuiscono come i beni materiali.
Non si tratta semplicemente di ripartire tra tutti gli uomini la somma delle conoscenze e delle produzioni artistiche, ma piuttosto di rendere ogni persona intellettualmente capace di accedere, in piena libertà, ai tesori del sapere, della scienza e dell'arte.
Si tratta di una forma di giustizia superiore o di un diritto fondamentale che permetta ad ogni uomo e ad ogni donna di realizzarsi come essere umano.
Per beneficiare dei beni culturali, occorre, in primo luogo, una educazione di base, poi una progressiva iniziazione che esige applicazione e prolungato sforzo.
È un compito che rimane sempre incompiuto perché i tesori della cultura umana sono inesauribili, ivi compresi quelli della conoscenza teologica e dell'arte sacra.
Un immenso progresso etico si compirà quando i nostri contemporanei si convinceranno che tutte le risorse della scienza e dell'arte devono progressivamente concorrere all'elevazione intellettuale e spirituale di tutti gli uomini.
Soltanto una nuova educazione della coscienza dei ricchi come dei poveri potrà affrontare una sfida così complessa.
Concilio Ecumenico Vaticano II |
|
… creati: |
|
Loro universale bontà | AA 7 |
necessità | PO 17 |
valore, ordinazione a Dio e destinazione universale | LG 36 |
LG 46 | |
con la cooperazione di tutti i cristiani | UR 12 |
… ecclesiastici: |
|
Scopo | PO 17 |
Distribuzione razionale | LG 22 |
Amministrazione da confidare ai laici | AA 10 |
PO 17 | |
Loro uso da parte dei Vescovi | CD 6 |
e dei presbiteri | LG 28 |
PO 17 | |
… materiali: |
|
Loro destinazione a tutti gli uomini | GS 69-71 |
Aumento al servizio dell'uomo | GS 64 |
GS 66 | |
Trasferimento in pubblica proprietà | GS 71 |
Equa distribuzione | GS 9 |
Errori nel loro uso | AA 7 |
GS 65 | |
uso cristiano | LG 41 |
AA 7 | |
AA 11 | |
GS 68 | |
GS 71 | |
Nell'insegnamento della Chiesa | CD 12 |
Uso da parte dei Vescovi | PO 17 |
dei sacerdoti | CD 28 |
CD 17 | |
e dei religiosi | LG 46 |
PC 13 | |
… patrimoniali: |
|
I religiosi vi possono rinunziare | PC 13 |
Magistero |
|
Meditazione Francesco | 26-5-2015 |
Il cristiano non può essere attaccato ai beni | |
Catechismo della Chiesa Cattolica |
|
Beni morali e spirituali |
|
La preghiera nella vita della fede | 17 |
Abramo - « Il padre di tutti i credenti » | 146 |
Beni spirituali | 293 |
-- | 1050 |
-- | 1948 |
-- | 2121 |
-- | 2548 |
La Provvidenza e lo scandalo del male | 312 |
Cristo e i suoi beni concessi agli uomini | 412 |
-- | 420 |
-- | 819 |
Beni futuri | 662 |
-- | 2549 |
Che cosa vuol dire « cattolica »? | 831 |
Stato di vita consacrata e beni celesti | 933 |
Comunione dei beni | 947 |
-- | 949-53 |
-- | 955 |
Sacramento della Riconciliazione e beni della vita divina | 1468-69 |
Scambio di beni spirituali | 1475-76 |
-- | 1697 |
Bene del Matrimonio e dell'amore coniugale | 1643 |
-- | 2333 |
-- | 2363 |
Beni, coscienza morale e discernimento | 1780 |
Beni terreni |
|
Uso e amministrazione dei beni terreni | 360 |
-- | 1740 |
-- | 1809 |
-- | 1838 |
-- | 2198 |
-- | 2401 |
-- | 2404-05 |
-- | 2409 |
Concupiscenza dei beni terreni | 377 |
-- | 2514 |
-- | 2534 |
-- | 2536 |
-- | 2539 |
-- | 2553 |
Spreco di beni terreni | 1439 |
Beatitudini e beni terreni | 1728-29 |
Attaccamento smodato ai beni terreni | 1849 |
-- | 1863 |
-- | 2548 |
Distribuzione dei beni terreni | 1940 |
-- | 1948 |
-- | 2444 |
-- | 2446 |
-- | 2833 |
Beni spirituali e beni terreni | 1942 |
-- | 2027 |
Beni e preghiera | 2010 |
-- | 2559 |
-- | 2590 |
-- | 2736 |
-- | 2830 |
L'irreligione | 2121 |
Il quarto comandamento | 2197 |
Cura e rispetto dei beni terreni | 2288 |
-- | 2407-08 |
La pace | 2304 |
« Maschio e femmina li creò … » | 2333ss |
Destinazione universale e proprietà dei beni terreni | 2402-03 |
-- | 2452 |
-- | 2459 |
Appropriazione dei beni altrui | 2412 |
Chiesa e suo uso dei beni terreni, , | 2420 |
-- | 2444 |
Vita economica e produzione dei beni terreni | 2421 |
-- | 2426 |
Rinunciare ai beni terreni | 2544 |
Abbondanza di beni terreni e pericoli spirituali | 2547 |
-- | 2728 |
Non ci indurre in tentazione | 2847 |
… terreni Comp. 194; 362 | |
Codice Diritto Canonico |
|
temporali della Chiesa: diritto della Chiesa | 1254 § 1 |
finalità | 1254 § 2 |
soggetti capaci | 1255 |
dominio | 1256 |
quanto ai religiosi singoli | 668 |
ecclesiastici: quali sono | 1257 |
635 § 1 | |
diritto della Chiesa di esigerli dai fedeli | 1260 |
e dei fedeli di devolverli alla Chiesa | 1261 |
acquisto da parte della Chiesa, modi | 1259 |
acquisto per prescrizione | 1268 |
1269 | |
1270 | |
v. Prescrizione; capacità degli istituti religiosi | 634 § 1 |
uso e amministrazione | 635 § 2 |
amministrazione supremo dei beni ecclesiastici | 1273 |
organi di amministrazione nelle diocesi | 1272 |
v. Alienazione; Amministrazione; Economo; Istituti di amministrazione | |
delle persone giuridiche private | 1257 § 2 |
comuni divisibili nello smembramento di insiemi aventi personalità giuridica pubblica | 122 |
fiduciari | 1302 |
di persona giuridica rappresentata dal Vescovo | 1419 § 2 |
Compendio della dottrina sociale |
|
Dio, condizioni di vita e beni necessari | 20 |
-- | 428 |
Anno sabbatico e liberazione dei beni | 24 |
Uomo e donna e beni del creato | 26 |
Beni, Cristo e Regno di Dio | 57 |
Magnificat e beni agli affamati | 59 |
Vero sviluppo e moltiplicazione dei beni | 102 |
Beni dell'uomo e ingiuste restrizioni | 133 |
Diritto a partecipare al lavoro e beni | 155 |
Favoriti e beni a servizio degli altri | 158 |
Bene comune e beni particolari | 164 |
Distribuzione dei beni creati e giustizia | 167 |
Istituzioni politiche e beni necessari | 168 |
Principio della destinazione universale dei beni | 171 |
-- | 173 |
-- | 174 |
-- | 175 |
-- | 177 |
-- | 328 |
-- | 346 |
-- | 364 |
-- | 449 |
Diritto universale all'uso dei beni | 172 |
-- | 173 |
Proprietà privata e possesso dei beni | 176 |
-- | 177 |
-- | 282 |
-- | 346 |
Beni, vincoli sul loro uso e proprietari | 178 |
Nuovi beni e loro destinazione universale | 179 |
-- | 283 |
Paesi in via di sviluppo, terra e beni | 180 |
Possessore e idolatria dei beni | 181 |
Opzione preferenziale per i poveri e beni | 182 |
Solidarietà e destinazione dei beni | 194 |
Uomini e beni materiali e immateriali | 195 |
Giustizia e ripartizione dei beni | 206 |
-- | 582 |
Coppie e beni dell'indissolubilità e della stabilità | 225 |
Vita economica, famiglie e beni | 248 |
Uomo e custodia dei beni creati da Dio | 255 |
Accumulazione e sottrazione di beni | 258 |
Proprietà, lavoro e beni | 282 |
Terzo settore e relazionalità dei beni | 293 |
Salario e accesso ai beni della terra | 302 |
Benessere economico e beni prodotti | 303 |
Antico Testamento e beni economici | 323 |
Dio e relatività dei beni economici | 324 |
Gesù e beni economici | 325 |
Amministrazione dei beni | 328 |
-- | 329 |
Compito dell'economia e beni materiali | 331 |
-- | 333 |
Efficienza e produzione dei beni | 332 |
Ricchezza e disponibilità di beni | 332 |
Sviluppo e accumulazione di beni | 334 |
Impresa e produzione di beni | 338 |
-- | 340 |
Risorse economiche, beni e servizi | 346 |
Libero mercato e beni | 347 |
-- | 349 |
-- | 353 |
-- | 356 |
Uomo, produttore o consumatore di beni | 350 |
Globalizzazione e commercio di beni | 361 |
Solidarietà tra le generazioni e beni | 367 |
Paesi ricchi e beni materiali | 374 |
Sistema socio-culturale e beni | 375 |
Diritto, amicizia e beni materiali | 390 |
Giustizia e godimento dei propri beni | 391 |
Libertà di acquistare e possedere beni | 426 |
Destinazione dei beni e diritto allo sviluppo | 446 |
Cooperazione internazionale e beni | 448 |
Opinione pubblica e beni del creato | 468 |
Mercato e ambiente, bene da difendere | 470 |
Ecologia e condivisione dei beni | 481 |
Destinazione dei beni, ambiente e povertà | 482 |
Destinazione dei beni e acqua | 484 |
Pace, bene messianico e gli altri beni | 491 |
Amore, collaborazione e molti beni | 499 |
Armi come beni scambiati sui mercati | 508 |
Beni e dialogo ecumenico | 535 |
Attività terrena del laico e beni definitivi | 544 |
Libertà religiosa, uno dei beni più alti | 553 |
Cuori e beni materiali | 581 |