Apostoli

Indice Spiritualità

Dizionario

1) Ciascuno dei dodici scelti da Cristo come suoi discepoli e messaggeri del Vangelo

2) estens. Chi per primo evangelizza un paese

3) estens. Chi diffonde un'idea, un messaggio morale, con abnegazione e impegno


I dodici discepoli chiamati da Gesù a seguirlo.

Il sostantivo apòstolos è ignoto al greco letterario, ma il verbo da cui deriva ( ἀποστέλλω, apostéllo, "inviare" ), ne esprime bene il contenuto, che è precisato dalle analogie dell'Antico Testamento e dagli usi giudaici.

L'Antico Testamento conosce l'uso degli ambasciatori che devono essere rispettati come il re che li manda ( 2 Sam 10 ); i profeti esercitano missioni dello stesso ordine ( cfr. Is 6,8; Ger 1,7; Is 61,1-3 ), benché non ricevano mai il titolo di apostolo.

Invece il giudaismo rabbinico, dopo l'anno 70 dell'era cristiana, conosce l'istituzione di inviati ufficiali ( selihîm ), il cui uso sembra molto anteriore e che i testi stessi del Nuovo Testamento rifletterebbero:

sembrerebbe porsi in questa linea il fatto che Paolo "domanda lettere per le sinagoghe di Damasco" al fine di perseguitare i fedeli di Gesù ( At 9,2; At 22,5 ):

è un delegato ufficiale munito di lettere ufficiali ( cfr. At 28,21-22 );

la Chiesa eredita questo uso quando, da Antiochia e da Gerusalemme, manda Barnaba e Sila con le loro lettere ( At 15,22 ),

oppure fa di Barnaba e Paolo i suoi delegati ( At 11,30; At 13,3; At 14,26; At 15,2 );

Paolo stesso manda due fratelli che sono gli apòstoloi delle Chiese ( 2 Cor 8,23 ).

Gesù viene detto "apòstolos di Dio" ( Eb 3,1 ); egli insegna che l'apostolo rappresenta colui che lo manda ( Gv 13,16 ).

In base a tutti questi dati, strettamente legati all'uso dell'epoca, l'apostolo non sarebbe in primo luogo un missionario, o un uomo dello spirito e neppure un testimone: sarebbe un emissario, un delegato, un plenipotenziario, un ambasciatore.

Prima di essere un titolo, quindi, l'apostolato è una funzione.

Soltanto al termine di una lenta evoluzione esso è attribuito in modo privilegiato alla cerchia ristretta dei Dodici ( Mt 10,2 ).

Rimane comunque il fatto che il Nuovo Testamento non fornisce una definizione del termine.

Però, a livello dei Vangeli, normalmente Matteo e Marco chiamano i Dodici con il termine "discepoli" ( μαϑηταί, mathetaí ) e solo quando li presentano nella funzione di evangelizzatori itineranti li designano col termine ἀπόστολοι, apóstoloi ( Mc 6,30; Mt 10,2 ).

Invece Luca, che conosce l'invio dei settantadue, tende a usare il termine come designazione costante dei Dodici.

Nel Nuovo Testamento può assumere due accezioni.

In senso largo, apostoli sono tutti coloro che sono ufficialmente inviati ad annunciare il Vangelo ed esercitano nella comunità una funzione di autorità.

In senso stretto, sono i "dodici" che hanno seguito Gesù, dal battesimo di Giovanni fino all'ascensione ( At 1,22 ).

I Vangeli riportano quattro elenchi dei loro nomi e in tutti Pietro è al primo posto.

Il numero 12 è simbolico e si riferisce alle dodici tribù di Israele ( Mt 19,28; Lc 22,30 ): i dodici sono il fondamento e il perno del nuovo popolo di Dio.

Dopo la partenza di Gesù testimoniano la risurrezione del Signore, custodiscono le sue parole e i suoi gesti, presiedono alla predicazione e alla preghiera, impongono le mani per conferire gli incarichi ( At 6,2 ).

Secondo la tradizione cattolica la funzione apostolica ( garantire la fedeltà alla tradizione degli apostoli, guidare la comunità, consacrare gli altri ministri ) continua nel collegio dei vescovi in comunione con il papa.

v. Andrea; Bartolomeo; Filippo; Giacomo; Giacomo di Alfeo; Giovanni apostolo; Giuda di Giacomo; Giuda Iscariota; Matteo; Paolo di Tarso; Pietro; Simone; Tommaso

Un discepolo del gruppo dei dodici che Gesù scelse per prepararli in modo particolare e per mandarli ad annunziare il suo messaggio.

Questa parola significa « inviato » e nel N. T. è usata anche per Paolo e altri cristiani impegnati a diffondere la fede.

In Eb 3,1 è un titolo applicato a Cristo.

Dal greco apó e stello, "allestire", "mandare" via: designa dunque un "inviato".

Il termine si è incentrato sui 12 discepoli che Gesù si scelse, individualmente, conferendo loro la missione di proseguire e completare la sua attività redentrice.

Li formò con sollecita cura, finché la discesa dello Spirito Santo il giorno di Pentecoste li rese infallibili nell'insegnamento ed impeccabili nella condotta.

Essi elessero a loro continuatori dei vescovi, i quali, sebbene personalmente non infallibili né impeccabili, hanno tuttavia ricevuto il mandato di governare la comunità dei fedeli, di istruirla e di santificarla con i sacramenti.

Gesù promise alla Chiesa la sua assistenza indefettibile lungo tutto il decorso dei secoli ( Mt 28,20 ).

* * *

Il significato neotestamentario "inviato" da Cristo a predicare il vangelo, che differisce da quello classico "flotta", "spedizione navale" ( cf. Lisia 19,21 ) deriva dai LXX che sono sulla linea semantica di Erodoto ( I, 21; V, 38 ).

È il titolo dei "dodici" collaboratori di Cristo, di Barnaba e Paolo.

Il primo incontro ed invito di Gesù si ebbe in Giudea, lungo il Giordano: primi sono Giovanni Evangelista ed Andrea, discepoli del Battista, che portano al Maestro i rispettivi fratelli: Simone ( = Pietro ) e Giacomo; quindi, Filippo e Natanaele ( Gv 1,35-51 ).

La chiamata definitiva avvenne alcuni mesi dopo sulle rive del lago di Galilea: Simone ed Andrea, Giacomo e Giovanni si separano dai loro parenti, abbandonano tutto per seguire stabilmente Gesù.

Periodo di iniziazione dottrinale più che di attività apostolica ( Mt 4,18-22; Mc 1,16.20; Lc 5,1-11 ).

A Cafarnao l'esattore delle imposte Levi-Matteo s'unisce al gruppo privilegiato ( Mt 9,9; Mc 2,14; Lc 5,27 ).

L'elezione ufficiale sul Monte delle Beatitudini, secondo l'indicazione cronologica di Mc. e Lc., nel giugno del 28 d. C. ( Mc 3,13-19; Lc 6,12-16; Mt 10,1-4 ).

Gli eletti sono dodici: determinazione fissa ricorrente nei Vangeli ( Mt 10,1-5; Mt 11,1, ecc.; Mc 3,14ss; Mc 4,10, ecc.; Lc 6,13; Lc 8,1; Lc 9,1.12, ecc.; Gv 6,68-70s ).

Una delle prime preoccupazioni della comunità cristiana radunata nel Cenacolo di Gerusalemme fu di ristabilire tal numero dopo la defezione di Giuda ( At 1,15ss ).

Numero tipico, voluto dal Cristo, per esprimere che la Chiesa era il nuovo Israele, il vero Israele di Dio ( "le dodici tribù" ) erede delle divine promesse.

I vari cataloghi dei "dodici" ( Mt 10,2ss; Mc 3,16-19; Lc 6,14ss; At 1,13 ) non presentano la stessa distribuzione dei nomi: soltanto Pietro occupa sempre il primo posto; Giuda Iscariota sempre l'ultimo; Filippo il 5°; Giacomo d'Alfeo il 9°.

I "dodici" sono:

Pietro ( v. );

Andrea,

suo fratello, nativo di Betsaida ( Gv 1,44 );

alla moltiplicazione dei pani presenta il bimbo con pochi pani d'orzo e pochi pesci ( Gv 6,8 );

si fa intermediario del desiderio di Ellenisti di Gerusalemme di vedere Cristo ( Gv 12,22 );

con la sua interrogazione invita Gesù a predire la fine di Gerusalemme ( Mc 13,3 ).

Giovanni ( v. )

e Giacomo,

figli di Zebedeo e di Salome, pescatori di Betsaida ( Mc 1,20 ),

dotati di carattere impetuoso tanto da essere designati da Cristo come "figli del tuono" = i tonanti ( Mc 3,17; Mc 10,35; Lc 9,54 ),

appaiono spesso nella storia evangelica ( Mt 4,21par; Mc 5,37par; ecc. ).

Giacomo subì il martirio sotto Erode Agrippa ( At 12,1s ).

Filippo,

oriundo di Betsaida ( Gv 1,44 ),

segue Gesù dall'inizio ( Gv 1,44-49 );

alla moltiplicazione dei pani nota l'impossibilità di provvedere di cibo la folla ( Gv 6,5ss );

si fa insieme ad Andrea intermediario presso Cristo del desiderio degli Ellenisti ( Gv 12,21ss );

riceve da Gesù la chiara affermazione della identità sostanziale del Verbo col Padre ( Gv 14,8s ).

Bartolomeo

( figlio di Tolmai o Tolomeo ) s'identifica con tutta probabilità con Natanaele, oriundo di Cana di Galilea ( Gv 21,2 ),

visto sotto il fico dal lontano veggente Cristo ( Gv 1,45-50 )

è testimone dell'apparizione di Gesù in Galilea ( Gv 21,2 ).

Tommaso

( = gemello, cf. Gv 11,16: dalla radice ebraica ta'am raddoppiare )

vuole affrontare la passione assieme al Maestro ( Gv 11,16 ),

strappa a Gesù la sua sintetica autodefinizione: « Io sono la via, la verità e la vita » ( Gv 14,5 );

per la sua incredulità ottiene la verità sperimentale della realtà del Cristo risorto, conclusasi con l'esplicita affermazione della Divinità ( Gv 20,24.28 );

testimone dell'apparizione di Cristo in Galilea ( Gv 21,2 ).

Matteo ( v. )

Giacomo,

figlio di Alfeo, è Giacomo il minore ( v. )

Taddeo

è anche chiamato Giuda ( v. ),

( fratello ) di Giacomo ( Lc 6,16; At 1,18 ).

Simone

è detto Cananeo o Zelota ( Lc 6,15 )

per il suo zelo per le tradizioni ebraiche ( Gal 1,14 - corrispondente al verbo aramaico qane'ana' ).

Giuda ( v. )

Iscariota, il traditore.

Il divin Redentore curò, con la sua inimitabile pedagogia, la loro formazione ed istruzione; guarendo senza scosse i pregiudizi che, sul Messia e sul suo regno, essi condividevano con i loro contemporanei.

L'esistenza dei "dodici" dev'esser comune col Maestro: è il grande desiderio e dovere di ogni discepolo ebraico, secondo i canoni delle scuole rabbiniche: il discepolo più che ascoltare, deve osservare il suo maestro in tutte le sue azioni.

I dodici sono sempre gli uditori più in vista: a loro Cristo rivolge principalmente il discorso del monte ( cf. Lc 6,17 );

le velate parabole si illuminano per l'intelligenza dei dodici ( Mc 4,10 );

il mistero del Messia sofferente, scandalo per i Giudei, è loro proposto con insistenza ( Mt 17,21-27par; Mt 20,17ss. par. );

a loro sono riservate le supreme effusioni del Cenacolo ( Gv 13-17 );

per le apparizioni intercorrenti fra la Risurrezione e l'Ascensione ( Mt 28,17-20; Lc 24,33-49 ) divengono testimoni della Risurrezione di Cristo.

Dopo una missione particolare presso i Giudei, caratterizzata dai miracoli, dalla povertà e disinteresse, dalla prudenza e semplicità, e realizzata non immediatamente dopo l'elezione, come potrebbe suggerire Mt 10,5-11,1, ma verso il marzo del 29 d. C. ( Mc 6,7.13; Lc 9,1-6 ),

i dodici ricevono il mandato definitivo, in qualità di plenipotenziari di Cristo, subordinati a Pietro il capo della Chiesa ( Mt 16,18s; Gv 21,16s )

e rivestiti del potere giudiziario e coercitivo ( Mt 18,17ss; Gv 20,21ss ),

di insegnare e di santificare ( Mt 18,18ss; Mc 16,15ss ).

È loro assicurata continua l'assistenza dello Spirito Santo ( Gv 16,13 )

e la possibilità di confermare la missione con miracoli ( Mc 16,17s; At 2,1-43; At 3,6ss; At 5,1ss ).

Mattia

( At 1,12-26 ) è eletto da parte di Cristo, con le sorti, dopo la presentazione della comunità;

s. Pietro dà le norme: un testimone di Gesù, dal battesimo di Giovanni alla Risurrezione.

Gli Apostoli Paolo e Barnaba.

Sono gli unici apostoli riconosciuti dagli Atti ( At 14,4; At 14,13 ) oltre i "dodici".

Nell'epistolario paolino, che usa il termine anche con accezione carismatica ( v. Carismi ), il termine rigorosamente inteso è applicato a Paolo una ventina di volte ( 1 Cor 1,1; 2 Cor 1,1 ).

Le tre narrazioni della conversione di Paolo ( At 9,1.19; At 22,3-21; At 26,9-20 ) insistono su due elementi basilari nel concetto di apostolato:

la visione sensibile di Cristo, che dà al messaggio apostolico il carattere di testimonianza di quello che fu udito e visto,

e l'elezione da parte di Cristo.

Nella polemica contro i negatori del suo mandato apostolico, Paolo sarà costretto, ad insistere sui seguenti elementi fondamentali del suo apostolato:

la vocazione immediata da parte di Cristo, l'unico immediato Rivelatore del Vangelo paolino ( Gal 1,1s.11-24 );

il riconoscimento del suo carattere apostolico da parte dei dodici ( Gal 2,9 );

la parità tra il suo e il loro apostolato ( Gal 2,11-21 ).

Paolo ha la pienezza del potere apostolico:

l'universalità della missione;

predica per prima ai Giudei, ma il suo campo specializzato sono i pagani, secondo la volontà di Cristo ( At 9,15 )

ed il riconoscimento degli Apostoli ( Gal 2,9 );

regola l'organizzazione delle Chiese e lo svolgimento delle adunanze religiose,

riprende gli abusi,

punisce e perdona,

scomunica e riconcilia ( 1 Cor 5,3ss; 2 Cor 2,5-11; 2 Cor 12,21; 2 Cor 13,1-10; 1 Tm 1,20; 1 Tm 5,19s ).

Come gli altri apostoli, anche egli è testimone visibile della Risurrezione del Cristo, il fatto fondamentale del Cristianesimo ( 1 Cor 15,1-10; 1 Cor 9,1 ).

Il suo apostolato ha l'autenticazione del miracolo ( 2 Cor 12,12; 1 Cor 2,4s; Gal 3,1-6; ecc. ).

* * *

Nel NT numerose persone ricevono il titolo di apostolo:

i dodici discepoli, scelti da Gesù per fondare la sua Chiesa ( Mt 10,2; Ap 21,14 ),

e così pure Paolo, apostolo delle nazioni per eccellenza ( Rm 11,13 ), sono ben conosciuti.

Ma, secondo l'uso antico di Paolo, Silvano, Timoteo ( 1 Ts 2,7 ) e Barnaba ( 1 Cor 9,6 ) portano lo stesso titolo di Paolo; a fianco di Pietro e dei Dodici, ecco « Giacomo egli apostoli » ( 1 Cor 15,5ss; cfr. Gal 1,19 ), per non parlare del carisma dell'apostolato ( 1 Cor 12,28; Ef 4,11 ), né dei « falsi apostoli » e degli « arciapostoli » che Paolo denuncia ( 2 Cor 11,5.13; 2 Cor 12,11 ).

Un uso così esteso di questo titolo solleva un problema: quale rapporto c'è tra questi diversi « apostoli »?

Per risolverlo, in mancanza di una definizione neotestamentaria dell'apostolato convenga a tutti, bisogna collocare al loro posto le diverse persone che portano questo titolo, dopo aver raccolto le indicazioni concernenti il termine e la funzione non specificatamente cristiana.

Il sostantivo apòstolos è ignoto al greco letterario ( salvo Erodoto e Giuseppe che sembrano riflettere la lingua popolare ), ma il verbo da cui deriva ( apostèllo ), « inviare », ne esprime bene il contenuto, che è precisato dalle analogie del VT e dagli usi giudaici.

Il VT conosce l'uso degli ambasciatori che devono essere rispettati come il re che li manda ( 2 Sam 10 ); i profeti esercitano missioni dello stesso ordine ( cfr. Is 6,8; Ger 1,7; Is 61,1ss ), benché non ricevano mai il titolo di apostolo.

Ma il giudaismo rabbinico, dopo il 70, conosce l'istituzione di inviati ufficiali ( selihîm ), il cui uso sembra molto anteriore, secondo i testi stessi del NT.

Paolo « domanda lettere per le sinagoghe di Damasco » al fine di perseguitare i fedeli di Gesù ( At 9,2par ): è un delegato ufficiale munito di lettere ufficiali ( cfr. At 28,21s ).

La Chiesa eredita questo uso quando, da Antiochia e da Gerusalemme, manda Barnaba e Sila con le loro lettere ( At 15,22 ), oppure fa di Barnaba e Paolo i suoi delegati ( At 11,30; At 13,3; At 14,26; At 15,2 ); Paolo stesso manda due fratelli che sono gli apòstoli delle Chiese ( 2 Cor 8,23 ).

Secondo la frase di Gesù, che ha degli antecedenti nella letteratura giudaica, l'apostolo rappresenta colui che lo manda: « Il servo non è maggiore del suo padrone, né l'apòstolos maggiore di colui che l'ha mandato » ( Gv 13,16 ).

Così, a giudicare dall'uso dell'epoca, l'apostolo non è in primo luogo un missionario, od un uomo dello spirito, e neppure un testimone: è un emissario, un delegato, un plenipotenziario, un ambasciatore.

I. I Dodici e l'apostolato

Prima di dar diritto ad un titolo, l'apostolato fu una funzione.

Di fatto soltanto al termine di una lenta evoluzione alla cerchia ristretta dei Dodici fu attribuito in modo privilegiato il titolo di apostolo ( Mt 10,2 ), messo poi, in epoca tarda, sulle labbra di Gesù ( Lc 6,13 ).

Ma se questo titolo di onore non appartiene che ai Dodici, si vede pure che altri esercitano con essi una funzione che può essere qualificata come « apostolica ».

1. I dodici apostoli.

- Fin dall'inizio della sua vita pubblica Gesù volle moltiplicare la sua presenza e diffondere il suo messaggio per mezzo di uomini che fossero altri se stesso.

Chiama i quattro primi discepoli perché siano pescatori d'uomini ( Mt 4,18-22par );

ne sceglie dodici perché siano « con lui » e perché, come lui, annuncino il vangelo e scaccino i demoni ( Mc 3,14par );

li manda in missione a parlare in suo nome ( Mc 6,6-13par ),

muniti della sua autorità: « Chi accoglie voi, accoglie me, e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato » ( Mt 10,40par );

sono incaricati di distribuire i pani moltiplicati nel deserto ( Mt 14,19par ),

ricevono un'autorità speciale sulla comunità che devono dirigere ( Mt 16,18; Mt 18,18 ).

In una parola, essi costituiscono i fondamenti del nuovo Israele, di cui saranno i giudici nell'ultimo giorno ( Mt 19,28par ); ed è questo che il numero 12 del collegio apostolico simboleggia.

Ad essi il risorto, sempre presente con essi sino alla fine dei secoli, dà l'incarico di ammaestrare e di battezzare tutte le nazioni ( Mt 28,18ss ).

L'elezione di un dodicesimo apostolo in sostituzíone di Giuda appare quindi indispensabile perché la figura del nuovo Israele si ritrovi nella Chiesa nascente ( At 1,15-26 ).

Essi dovranno essere i testimoni di Cristo, cioè attestare che il Cristo risorto è quel medesimo Gesù con il quale sono vissuti ( At 1,8.21 ); testimonianza unica che conferisce al loro apostolato ( inteso qui nel senso più stretto del termine ) un carattere unico.

I Dodici sono per sempre il fondamento della Chiesa: « Il muro della città poggia su dodici basamenti che portano ciascuno il nome di uno dei dodici apostoli dell'agnello » ( Ap 21,14 ).

2. L'apostolato della Chiesa nascente.

- Se i Dodici sono gli apostoli per eccellenza, nel senso che la Chiesa è « apostolica », l'apostolato della Chiesa, inteso in un senso più largo, non si limita tuttavia all'azione dei Dodici.

Come Gesù, « apòstolos di Dio » ( Eb 3,1 ), ha voluto istituire un collegio privilegiato che moltiplichi la sua presenza e la sua Parola, così i Dodici comunicano ad altri non già il privilegio intrasmissibile che li costituisce per sempre corpo dei testimoni del risorto, bensì l'esercizio della loro missione apostolica.

Già nel VT Mosè aveva trasmesso a Giosuè la pienezza dei suoi poteri ( Nm 27,18 ), ed anche Gesù ha voluto che l'ufficio che pastorale affidato ai Dodici continui attraverso i secoli: pur conservando un legame speciale con essi, la sua presenza di risorto trascenderà infinitamente la loro cerchia ristretta.

Del resto, già nella sua vita pubblica, Gesù stesso ha aperto la via a questa estensione della missione apostolica.

Accanto alla tradizione prevalente che raccontava la missione dei Dodici, Luca ha conservato un'altra tradizione, secondo la quale Gesù « designò ancora 72 altri [ discepoli ] e li mandò davanti a sé » ( Lc 10,1 ).

Stesso oggetto di missione che per i Dodici, stesso carattere ufficiale: « Chi ascolta voi, ascolta me, chi rigetta voi, rigetta me, e chi rigetta me, rigetta colui che mi ha mandato » ( Lc 10,16; cfr. Mt 10,40par ).

Nel pensiero di Gesù la missione apostolica non è quindi limitata a quella dei Dodici.

I Dodici stessi agiscono in questo spirito.

Al momento della scelta di Mattia essi sanno che un buon numero di discepoli possono soddisfare alle condizioni necessarie ( At 1,21ss ): Dio non designa propriamente un apostolo, ma un dodicesimo testimone.

Ecco inoltre Barnaba, un apostolo della stessa fama di Paolo ( At 14,4.14 ); e se i Sette non sono chiamati apostoli ( At 6,1-6 ), possono tuttavia fondare una nuova Chiesa: così Filippo in Samaria, quantunque i suoi poteri siano limitati da quelli dei Dodici ( At 8,14-25 ).

L'apostolato, rappresentazione ufficiale del risorto nella Chiesa, rimane per sempre fondato sul collegio « apostolico » dei Dodici, ma viene esercitato da tutti gli uomini ai quali questi conferiscono autorità.

II. Paolo, apostolo dei gentili

L'esistenza di Paolo conferma, a modo suo, ciò che Gesù aveva lasciato intendere in terra, mandando i Settantadue oltre ai Dodici.

Dal cielo il risorto manda Paolo oltre ai Dodici; attraverso questa missione apostolica, la natura dell'apostolato potrà essere precisata.

1. L'ambasciatore di Cristo.

- Quando ripete con insistenza di essere stato « chiamato » come apostolo ( Rm 1,1; Gal 1,15 ) in una visione apocalittica del risorto ( Gal 1,16; 1 Cor 9,1; 1 Cor 15,8; cfr. At 9,5.27 ), Paolo manifesta che una vocazione particolare fu all'origine della sua missione.

Apostolo, egli è un « inviato », non degli uornini ( anche se apostoli essi stessi! ), ma di Gesù personalmente.

Ricorda soprattutto questo fatto quando rivendica la sua autorità apostolica: « Per incarico di Cristo siamo ambasciatori; è come se Dio esortasse a mezzo nostro » ( 2 Cor 5,20 ); « la parola che vi abbiamo predicata non è parola d'uomo, ma parola di Dio » ( 1 Ts 2,13 ).

Beati coloro che lo hanno « accolto come un angelo di Dio, come il Cristo Gesù » ( Gal 4,14 ).

Infatti gli apostoli sono i « cooperatori di Dio » ( 1 Cor 3,9; 1 Ts 3,2 ).

Più ancora: attraverso di essi si compie il ministero della gloria escatologica ( 2 Cor 3,7-11 ).

Ed affinché l'ambasciatore non storni a suo profitto questa potenza divina e questa gloria, l'apostolo è un uomo disprezzato dal mondo; eccolo perseguitato, consegnato alla morte, affinché la vita sia data agli uomini ( 2 Cor 4,7-6,10; cfr. 1 Cor 4,9-13 ).

In concreto, l'autorità apostolica si esercita a proposito della dottrina, del ministero e della giurisdizione.

Paolo fa spesso appello alla sua autorità dottrinale, che ritiene capace di lanciare l'anatema su chiunque annunciasse un vangelo diverso dal suo ( Gal 1,8s ).

Paolo sa di poter delegare ad altri i suoi stessi poteri, come quando ordina Timoteo imponendogli le mani ( 1 Tm 4,14; 2 Tm 1,6 ), atto che questi potrà compiere a sua volta ( 1 Tm 5,22 ).

Infine questa autorità si esercita mediante una reale giurisdizione sulle Chiese che Paolo ha fondato o che gli sono affidate:

egli giudica e stabilisce sanzioni ( 1 Cor 5,3ss; 1 Tm 1,20 ),

regola tutto al momento dei suoi passaggi ( 1 Cor 11,34; 2 Cor 10,13-16; 2 Ts 3,4 ),

sa esigere l'obbedienza della comunità ( Rm 15,18; 1 Cor 14,37; 2 Cor 13,3 ),

al fine di mantenere la comunione ( 1 Cor 5,4 ).

Questa autorità non è tirannica ( 2 Cor 1,24 ),

è un servizio ( 1 Cor 9,19 ),

quello di un pastore ( At 20,28; 1 Pt 5,2-5 )

che sa all'occorrenza rinunziare ai propri diritti ( 1 Cor 9,12 );

lungi dal pesare sui fedeli, egli li ama teneramente come un padre, come tuta madre ( 1 Ts 2,7-12 )

e dà loro l'esempio della fede ( 1 Ts 1,6; 2 Ts 3,9; 1 Cor 4,16 ).

2. Il caso unico di Paolo.

- In questa descrizione ideale dell'apostolato Paolo riconoscerebbe volentieri ciò che si attendeva dai suoi collaboratori, da Timoteo ( cfr. 1 Ts 3,2 ) e da Silvano che egli, a quanto pare, qualifica come apostoli ( 1 Ts 2,5ss ), od ancora da Sostene e da Apollo ( 1 Cor 4,9 ).

Tuttavia Paolo si attribuiva un posto particolare nell'apostolato della Chiesa: è l'apostolo delle nazioni pagane, ha una speciale conoscenza del mistero di Cristo: questa funzione unica nell'economia cristiana, legata alla sua persona, è di ordine carismatico e non può essere trasmessa.

a) L'apostolo delle nazioni.

- Paolo non è stato il primo a portare il vangelo ai pagani: già Filippo ha evangelizzato i Samaritani ( At 8 ) e lo Spirito Santo è disceso sui pagani di Cesarea ( At 10 ).

Ma Dio ha voluto che alla nascita della sua Chiesa un apostolo fosse in modo più particolare incaricato della evangelizzazione dei Gentili, a fianco di quella dei Giudei.

Ecco ciò che Paolo fa riconoscere da Pietro.

Non già che egli volesse in questo essere un inviato di Pietro: rimaneva l'inviato di Cristo, direttamente; ma ci teneva a riferirne al capo dei Dodici, per non « correre invano » e non portare divisioni nella Chiesa ( Gal 1-2 ).

b) Il mistero di Cristo,

per Paolo, è « Cristo tra le nazioni » ( Col 1,27 ); già Pietro aveva compreso in una visione che nessun divieto alimentare separava più i Giudei dai Gentili ( At 10,10-11,18 ).

Ma Paolo, per grazia di Dio, ha una conoscenza particolare di questo mistero ( Ef 3,4 ) ed è stato incaricato di trasmetterlo agli uomini; soffre la persecuzione, sopporta le sofferenze, è prigioniero in vista del compimento di questo mistero ( Col 1,24-29; Ef 3,1-21 ).

Questa è la grazia particolare di Paolo, incomunicabile; ma l'aspetto di ambasciatore di Cristo ed anche, in certa misura, la conoscenza spirituale che egli ha del suo apostolato può essere data a tutti gli apostoli dal Signore dello Spirito ( 1 Cor 2,6-16 ).

L'apostolo dei fedeli non è oggetto di un insegnamento esplicito nel NT, ma trova un solido punto d'appoggio in taluni fatti.

Pur essendo per eccellenza la funzione dei Dodici e di Paolo, l'apostolato fu esercitato fin dagli inizi dalla Chiesa intera: le Chiese di Antiochia e di Roma, ad es., esistevano già quando vi giunsero i capi della Chiesa.

In senso largo l'apostolato è compito di ogni discepolo di Cristo, « luce del mondo e sale della terra » ( Mt 5,1-30 ).

Secondo la sua posizione egli deve partecipare all'apostolato della Chiesa, imitando Paolo, i Dodici' ed i primi apostoli nel loro zelo apostolico.


Gli apostoli saranno in seguito associati alla missione del Figlio ( Gv 13,20; Gv 17,18; Gv 20,21; Gv 17,20+; At 1,26+; At 22,21+; Rm 1,1+ )

Gv 4,34

Gesù prega infine ( vv 20-26 ) per la chiesa dei credenti riuniti dalla testimonianza degli apostoli ( Gv 3,11+; Gv 15,27; Rm 1,1+ ), perché la loro unità susciti la fede nella sua missione ( 1 Gv 1,1-3; 1 Gv 2,24 )

Gv 17,20
  At 18,26

Ti manderò lontano: « apostolo » significa « inviato ».

Queste parole del Cristo equivalgono quindi alla costituzione di Paolo come apostolo ( Gal 1,1; 1 Cor 9,1; 2 Cor 12,11-12) e specialmente come apostolo dei pagani ( Gal 1,16; Gal 2,7-8; Rm 1,5; Rm 11,13; Rm 15,16.18; Ef 3,6-8; Col 1,25-29; 1 Tm 2,7 ), sebbene gli Atti ( se si eccettua At 14,4.14 ) riservino abitualmente questo titolo ai dodici.

At 22,21

Apostolo: questo titolo di origine giudaica, che significa « inviato » ( Gv 13,16; 2 Cor 8,23; Fil 2,25 ), è applicato nel N. T. ora ai dodici discepoli scelti dal Cristo ( Mt 10,2; At 1,26; At 2,37; 1 Cor 15,7; Ap 21,14 ) per essere suoi testimoni ( At 1,8+ ), ora, in senso più largo, ai missionari del vangelo ( Rm 16,7; 1 Cor 12,28; Ef 2,20; Ef 3,5; Ef 4,11 ).

Benché Paolo non sia stato incorporato nel collegio dei dodici, il suo carisma eccezionale di missione presso i pagani ( At 26,17; Rm 11,13; 1 Cor 9,2; Gal 2,8; 1 Tm 2,7 ) fa di lui un apostolo del Cristo ( Rm 1,1; 1 Cor 1,1 ) che in nulla è inferiore ai dodici, perché come essi ( At 10,41 ) ha visto il Cristo risorto ( 1 Cor 9,1 ) e ha ricevuto da lui ( Rm 1,5; Gal 1,16 ) la missione di essere suo testimone ( At 26,16 ).

Pur riconoscendosi l'ultimo degli apostoli ( 1 Cor 15,9 ), Paolo sottolinea chiaramente che è uguale a loro ( 1 Cor 9,5; Gal 2,6-9 ) e che non deve a loro il suo vangelo ( Gal 1,1.17.19 ).

Rm 1,1

Apostolo e sommo sacerdote: il Cristo è apostolo, cioè « inviato » da Dio agli uomini ( Gv 3,17+.34; Gv 5,36; Gv 9,7; Rm 1,1+; Rm 8,3; Gal 4,4+ ) e sommo sacerdote, che rappresenta gli uomini presso Dio ( Eb 2,17; Eb 4,14+; Eb 5,5.10; Eb 6,20; Eb 7,26; Eb 8,1; Eb 9,11; Eb 10,21 ).

Eb 3,1

sicurezza degli …

Con franchezza: l'idea di « franchezza » o di « sicurezza », già sottolineata a proposito degli apostoli ( At 4,13.29.32 ), ritorna con insistenza quando si tratta di Paolo ( At 9,27-28; At 14,3; At 19,8; At 26,26; At 28,31 ).

Stessa insistenza nell'epistolario paolino ( 1 Ts 2,2; 2 Cor 3,12; 2 Cor 7,4; Fil 1,20; Ef 3,12; Ef 6,19-20 ).

At 13,46

debolezza degli …

Le parole tradotte con « spazzatura » e « rifiuto » designano anche i miserabili che servivano da vittime di espiazione nelle pubbliche calamità.

spesso Paolo ritorna sulle pene e le persecuzioni che incontra nel suo apostolato e sul modo che Dio gli dà di superarle ( 2 Cor 4,7-12; 2 Cor 6,4-10; 2 Cor 11,23-33; 1 Ts 3,4; 2 Tm 3,10-11 ).

Secondo lui la debolezza dell'apostolo dimostra la potenza di colui che lo manda ( 2 Cor 12,9s; Fil 4,13 ), perché la grandezza dell'opera compiuta non può essere attribuita alla sola azione dell'inviato ( 2 Cor 4,7+ ).

1 Cor 4,13

incapacità di capire degli …

Questo tema degli apostoli che non comprendono le parole o gli atti di Gesù è stato particolarmente sottolineato da Mc ( Mc 6,53; Mc 7,18, Mc 8,17-18.21.33; Mc 9,10.32; Mc 10,38 ).

A parte alcuni passi paralleli ( Mt 15,16; Mt 16,9.23; Mt 20,22; Lc 9,45 ) e Lc 18,34; Lc 24,25.45; Mt e Lc l'hanno di solito omesso, se non addirittura corretto: confrontare Mt 14,33 con Mc 6,51-52 e vedere Mt 13,51 ( Gv 14,26+ ).

Mc 4,13

dubbi degli …

Alcuni però dubitavano: altra traduzione, meno autorizzata dalla grammatica: « essi che avevano dubitato ».

Su questi dubbi, che Mt deve menzionare qui per non aver raccontato un'altra apparizione ai discepoli, Mc 16,11.14; Lc 24,11.41; Gv 20,24-29

Mt 28,17

dodici …

L'elenco dei dodici apostoli ( Mc 3,14+ e Lc 6,13+ ) ci è pervenuto in quattro forme, secondo Mt, Mc, Lc e At.

Si divide in tre gruppi di quattro nomi; il primo di ogni gruppo è identico in tutte le forme: Pietro, Filippo e Giacomo d'Alfeo; ma poi, all'interno, l'ordine può cambiare.

Nel primo gruppo, quello dei discepoli più vicini a Gesù, Mt e Lc accostano i fratelli Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni; in Mc e At, Andrea è riportato come quarto, cedendo il suo posto ai due figli di Zebedeo, divenuti, con Pietro, i tre intimi del Signore ( Mc 5,37+ ).

Più tardi, in At, Giacomo di Zebedeo passerà dopo il fratello più giovane, Giovanni, divenuto più importante ( At 1,13; At 12,2+ e già Lc 8,51+; Lc 9,28 ).

Nel secondo gruppo, che sembra aver avuto affinità speciali con i non giudei, Matteo o Levi passa all'ultimo posto nella lista di Mt e di At; e solo in Mt è chiamato « il pubblicano ».

Quanto al terzo gruppo, il più giudaizzante, se Taddeo ( var. Lebbeo ) di Mt e Mc è lo stesso che Giuda ( figlio di Giacomo ) di Lc e At, egli passa in questi ultimi dal secondo al terzo posto.

« Simone lo zelota » di Lc e At è solo la traduzione greca dell'aramaico « Simone Qan'ana » di Mt e Mc; Giuda Iscariota, il traditore, figura sempre all'ultimo posto; il suo nome è spesso interpretato come « l'uomo di Keriot » ( Gs 15,25 ), ma potrebbe anche venire dall'aramaico sheqarja, « il mentitore, l'ipocrita ».

Mt 10,2s

Schedario biblico

Comunità primitiva C 20
Dodici C 40
Apostoli C 41
Potere delle chiavi C 44
Giovanni C 84
Pietro C 85
Paolo C 86
Giacomo, fratello del Signore C 90
Testimoni C 42
Imposizione delle mani D 5

Magistero

Catechesi Paolo VI 11-11-1970
Che cosa significa apostolo? significa mandato, significa inviato, ambasciatore, incaricato di compiere un ordine a distanza, significa missionario, messaggero, nunzio.
Angelus Francesco 29-6-2015
La gloriosa eredità di questi due Apostoli è motivo di spirituale fierezza per Roma e, al tempo stesso, è richiamo a vivere le virtù cristiane, in modo particolare la fede e la carità: la fede in Gesù quale Messia e Figlio di Dio, che Pietro professò per primo e Paolo annunciò alle genti; e la carità, che questa Chiesa è chiamata a servire con orizzonte universale.
Angelus Francesco 29-6-2017
Queste due "liberazioni", di Pietro e di Paolo, rivelano il cammino comune dei due Apostoli, i quali furono mandati da Gesù ad annunciare il Vangelo in ambienti difficili e in certi casi ostili.
Entrambi, con le loro vicende personali ed ecclesiali, dimostrano e dicono a noi, oggi, che il Signore è sempre al nostro fianco, cammina con noi, non ci abbandona mai.

Concilio Ecumenico Vaticano II

Nati dal popolo ebraico NA 4
sono seme del nuovo Israele AG 5
ai quali Cristo affidò i tesori della Nuova Alleanza UR 3
Scelti personalmente da Cristo e inviati LG 19
  AG 4
  AG 5
come Egli era stato inviato dal Padre LG 17
  LG 18
  PO 2
Per annunziare e attuare la salvezza SC 6
  CD 2
  AG 1
  AG 4
  DH 1
  DH 11
  GS 33
La loro missione confermata con l'invio dello Spirito Santo, da allora cominciano gli « atti degli … » LG 19
  LG 21
  LG 48
  DV 20
  AG 4
aspettarono lo Spirito Santo con Maria LG 59
loro Regina PO 18
Gli … inviati nel mondo per una missione universale CD 36
col triplice potere di insegnare, reggere e santificare LG 19
  CD 2
  UR 2
  AA 2
la loro autorità è un dono dello Spirito Santo LG 7
Furono istituiti a modo di Collegio LG 19
  LG 22
  CD 4
  UR 2
  UR 3
  AG 38
Cristo pregò per la loro unità GS 32
Sono il fondamento e le colonne della Chiesa universale per volontà di Cristo LG 6
  LG 19
  NA 4
  AG 9
  AG 22
Diffusero e radunarono la Chiesa universale LG 19
  DV 17
e generarono le Chiese AG 1
Fondarono non poche Chiese patriarcali dell'Oriente UR 14
nelle quali risplende la tradizione degli … OE 1
in varie forme e in modi diversi UR 14
Loro ufficio di insegnare: Cristo per loro mezzo trasmette la sua dottrina e le sue istituzioni DV 19
  UR 4
Nella loro parola risuona la voce dello Spirito Santo DV 21
Gli … trasmisero ciò che impararono da Cristo e dallo Spirito Santo DV 7
Insegnarono la verità UR 24
di cui furono testimoni come Cristo DH 11
con quella più completa intelligenza del Vangelo che ebbero dopo la risurrezione di Cristo e la venuta dello Spirito Santo DV 19
  DV 20
Trasmisero l'unica vera religione DH 1
la dottrina di Cristo LG 19
il Vangelo fonte di ogni verità salutare e regola morale DV 7
  DV 8
Suscitarono la fede in Cristo DV 17
Trasmisero il Canone della Bibbia v. Canone DV 11
Il loro insegnamento è principio di unione e unità nella Chiesa LG 13
La loro predicazione è espressa in modo speciale nei libri ispirati e nella Santa Tradizione DV 8
  DV 9
  DV 10
  DV 18
Raccomandarono i consigli evangelici LG 43
Scelsero collaboratori capaci di insegnare PO 11
e trasmisero ai Vescovi l'ufficio di maestri DV 7
Ufficio di governo: Cristo affida agli … la guida della Chiesa LG 8
della quale essi sono pastori LG 19
  CD 2
Sono l'origine della gerarchia AG 5
Ebbero cura di costituire successori LG 20
ai loro collaboratori trasmisero il dono dello Spirito Santo con l'imposizione delle mani LG 21
Istituirono diaconi SC 86
Ad essi erano sottomessi i carismatici LG 7
Ufficio di santificare: LG 19
  CD 2
Hanno il glorioso ministero dello Spirito LG 21
Erano partecipi della consacrazione di Cristo da trasmettere ai successori LG 28
  PO 2
Per volontà di Cristo e suggerimento dello Spirito Santo scelsero sacerdoti PO 11
Loro comportamento: diedero alla verità e alla carità la testimonianza del sangue LG 50
Si appoggiarono alla potenza di Dio GS 76
Furono fratelli di tutti PO 3
Pastori amorevoli UR 2
Coraggiosi e umili DH 11
Poveri e perseguitati AG 6
Disinteressati PO 18
Rispettosi degli uomini e delle autorità DH 11

Catechismo della Chiesa Cattolica

Scelta e vocazione degli Apostoli 2
-- La Tradizione apostolica 75
-- 96
-- 858-60
-- I fedeli - gerarchia, laici, vita consacrata 873
-- 935
-- dalla Chiesa degli Apostoli 1086
-- I sacramenti della Chiesa 1120
-- 1122
-- Chi può conferire questo sacramento? 1575ss
-- 2600
Trasmissione della Parola di Dio e Apostoli 3
-- 81
-- 84
-- 96
-- Il Nuovo Testamento 126
-- 571
Predicazione degli Apostoli 76
Successori degli Apostoli 77
-- 861-63
-- 892
-- 938
-- Il ministro della Confermazione 1313
-- 1560
-- 1562
-- Il Decalogo nella Tradizione della Chiesa 2068
Accoglienza dell'insegnamento degli Apostoli 87
-- La comunione dei beni spirituali 949
-- 2624
Trasmissione della fede e Apostoli 171
-- Una sola fede 173
-- 605
-- 815
-- 816
-- 889
-- 1124
I simboli della fede 194
Spirito Santo e Apostoli 244
-- 746
-- 798
-- 1287
-- 1288
-- 1299
-- 1302
-- 1315
-- 1485
-- L'ordinazione episcopale - pienezza del sacramento dell'Ordine 1556
« Le chiavi del Regno » 553
Istituzione dell'Eucaristia e Apostoli 610
-- Alla Cena Gesù ha anticipato l'offerta libera della sua vita 611
-- L'istituzione dell'Eucaristia 1337
-- 1339-41
Apparizioni del Risorto e Apostoli 641-42
-- 644-45
-- 647
Testimonianza degli Apostoli 664
-- 1518
Chiesa e Apostoli 688
-- 756
-- La Chiesa è apostolica 857
-- 865
-- 869
-- 1342
-- 2032
Imposizione delle mani e Apostoli 699
-- 1288
-- 1299
-- 1315
Significato del termine Apostolo 858
Collegio degli Apostoli 880
Ministero della riconciliazione e Apostoli 981
-- Dio solo perdona il peccato 1442
--Il ministro di questo sacramento 1461
Potere degli Apostoli di perdonare i peccati 981
-- 983
-- 1442
-- Riconciliazione con la Chiesa 1444
-- 1485
-- 1586
Sacramento dell'Ordine e Apostoli 1087
-- Il Sacramento dell'Ordine 1536
-- 1565
-- 1576
-- 1577
-- 1594
Catechesi degli Apostoli, 1094
Il Battesimo di Cristo 1223
Battesimo e Apostoli 1226
« Fate questo in memoria di me » 1341
Lo svolgimento della celebrazione 1349
Comp. 12; 15; 109; 120; 132; 174; 175; 176; 180; 222; 234; 247; 254; 265; 272; 273; 276; 298; 307; 326; 331; 421  

Rinnovamento Catechesi

La Chiesa ascolta religiosamente la parola di Dio 11
Il magistero della Chiesa 13
Vocazione alla carità 47
Predicare Gesù uomo perfetto 59
Egli intatti è il Risorto 67
Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, protagonisti del piano di salvezza 83
La catechesi sulla Chiesa, come "popolo adunalo nell'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" 86
La Rivelazione trasmessa nella Chiesa della parola viva della Tradizione 104
Perennità e contenuto della Tradizione apostolica 109
La storia della Chiesa e dei popoli 112
Il Vescovo e la sua diocesi 145
Il corpo episcopale 191