Benedizioni
1) Atto liturgico, cerimonia, con cui si benedice qualcuno o qualcosa
2) Gesto che, in forma autorevole, simboleggia una disposizione ben augurante e protettiva
3) fig. Persona o cosa che è origine di bene
Nell'uso cristiano, si intende con questo termine una dichiarazione autorevole, un'invocazione o una concessione di grazia e ratifica divina, accompagnata di solito da un segno di croce.
Benedizione ( col Santissimo ).
Forma di devozione eucaristica che divenne comune in Occidente a partire dal VI secolo.
Un'ostia consacrata è esposta sull'altare per l'adorazione.
Dopo inni, preghiere e l'uso di incenso, il celebrante benedice l'assemblea tracciando un segno di croce con l'Ostia.
* * *
In senso ascendente, preghiera nella quale si loda o si rende gloria a Dio e ai santi.
In senso discendente, favore o protezione concesse da Dio o dai santi.
E anche la preghiera con la quale la Chiesa implora la protezione di Dio sulle persone.
Quando la Chiesa benedice cose o luoghi in relazione con la vita umana, " lo fa tenendo sempre presente gli uomini che utilizzano quelle cose e operano in quei luoghi " ( Benedizionale, n. 12 ).
Si distingue tra benedizione costituiva ( permanente e irripetibile, per la quale un oggetto o luogo rimane riservato al culto, come una chiesa ) e benedizione invocativa ( nella quale si chiede semplicemente a Dio la sua protezione, per esempio la benedizione di un bambino ).
Nella Domenica di Pasqua e in altre occasioni il papa elargisce una benedizione urbi et orbi.
* * *
La benedizione - che garantisce anche lunga vita, prosperità economica o pace ( Gen 24,35; Gen 26,12-14; Dt 28,1-14 ) - è la modalità concreta con la quale Dio mantiene fede al suo impegno di amore e fedeltà nei confronti del popolo di Israele con cui ha stretto il suo patto.
Traduce l'ebraico berakhù derivata dalla radice brkh ( benedire ), che nel suo probabile significato etimologico allude alla comunicazione di vita da parte di Dio, al dono di un'energia di crescita e di procreazione ( Gen 1,28 ).
Una realizzazione concreta e fondamentale di questa benedizione è il dono della terra, dove scorre "latte e miele" ( Es 3,8.17 ), nella quale il popolo di Israele vivrà nella sicurezza e nella pace trovando cibo abbondante.
Dopo aver benedetto Abramo, Dio gli fa la seguente promessa: "Alla tua discendenza io darò questa terra" ( Gen 12,7 ).
Certo questa benedizione è legata all'osservanza della Torà del Signore; in caso contrario scatta la maledizione che conduce il popolo a sperimentare la punizione di Dio.
Anche l'uomo è chiamato a benedire Dio.
Si tratta della preghiera di benedizione che consiste nel dare lode al Signore, ringraziarlo per tutti i suoi benefici e riconoscere la sua sovranità ( Sal 31,22; Sal 103,2; 1 Re 8,15-21 ).
Per il cristiano la benedizione di Dio raggiunge in Cristo la sua pienezza: in lui Dio Padre "ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli" ( Ef 1,3 ).
Facendo proprio il precetto dell'amore vissuto e insegnato da Cristo, in continuità con quanto affermato nella Torà ( Lv 19,1-18 ), tutti gli uomini, nel giorno del giudizio finale, potranno essere chiamati "benedetti dal Padre" ( Mt 25,34 ).
Rito istituito dalla Chiesa con cui, in modo meno solenne e non definitivo, si destinano al culto divino persone, cose, luoghi.
( e maledizioni )
* * *
« Dio vide tutto ciò che aveva fatto: ed era molto buono » ( Gen 1,31 ).
Tuttavia, per affrettare la venuta del regno escatologico, Cristo ci fa domandare nel Pater: « Liberaci dal male » ( Mi 6,13 ).
L'opposizione di queste due formule pone al credente dei nostri giorni un problema di cui la Bibbia stessa offre elementi di soluzione: donde viene il male in questo mondo creato buono?
Quando e come sarà vinto?
1. Per colui che le vede e le esperimenta, alcune cose sono soggettivamente buone o cattive.
La parola ebraica tob ( tradotta indifferentemente con le parole greche kalòs ed agathòs, bello e buono [ cfr. Lc 6,27.35 ] )
designa primitivamente le persone o gli oggetti che provocano sensazioni piacevoli o l'euforia di tutto l'essere: un buon pasto ( Gdc 19,6-9; 1 Re 21,7; Rt 3,7 ),
una bella ragazza ( Est 1,11 ),
persone benefiche ( Gen 40,14 ),
in breve tutto ciò che procura la felicità o facilita la vita nell'ordine fisico o psicologico ( cfr. Dt 30,15 );
al contrario, tutto ciò che porta alla malattia, alla sofferenza in tutte le sue forme, e soprattutto alla morte, è cattivo.
2. Si può anche parlare d'una bontà oggettiva delle creature nel senso in cui l'intendevano i Greci?
Questi, per ogni cosa, immaginavano un archetipo da imitare o da realizzare; proponevano all'uomo un ideale, il kalòs - kagathòs che, possedendo in se stesso tutte le qualità morali, estetiche e sociali, è perfetto, piacevole ed utile alla città.
In questa prospettiva particolare, come concepire il male?
Come una imperfezione, una pura negatività, una assenza di bene?
Oppure, al contrario, come una realtà avente la sua propria esistenza e derivante da quel principio cattivo che aveva una grande parte nel pensiero iraníco?
Quando la Bibbia attribuisce una reale bontà alle cose, non l'intende a questo modo.
Dicendo: « Dio vide che era buono » ( Gen 1,4s ), essa mostra che questa bontà non si misura in funzione di un bene astratto, ma in rapporto al Dio creatore, il quale solo dà alle cose la loro bontà.
3. La bontà dell'uomo costituisce un caso particolare.
Di fatto dipende in parte dall'uomo stesso.
Fin dalla creazione Dio lo ha posto dinanzi « all'albero della conoscenza del bene e del male », lasciandogli la possibilità di obbedire e di fruire dell'albero di vita, oppure di disobbedire e di essere trascinato nella morte ( Gen 2,9.17 ), prova decisiva della libertà che si ripete per ogni uomo.
Se rigetta il male e fa il bene ( Is 7,15; Am 5,14; cfr. Is 1,16s ), osservando la legge di Dio e conformandosi alla sua volontà ( cfr. Dt 6,18; Dt 12,28; Mi 6,8 ), egli sarà buono e gli piacerà ( Gen 6,8 ); diversamente sarà cattivo e gli dispiacerà ( Gen 38,7 ).
Responsabile, opererà in coscienza la sua scelta che determinerà la sua qualificazione morale e, di conseguenza, il suo destino.
4. Ora, sedotto dal maligno ( cfr. Satana ), l'uomo ha fin dall'origine scelto il male.
Ha cercato il suo bene in creature: « buone da mangiare e seducenti da vedere » ( Gen 3,6 ), ma fuori della volontà di Dio, il che costituisce l'essenza stessa del peccato.
Non vi ha trovato che i frutti amari della sofferenza e della morte ( Gen 3,16-19 ).
A causa del suo peccato il male si è dunque introdotto nel mondo, poi vi ha proliferato.
I figli di Adamo sono diventati talmente cattivi che Dio si pente di averli fatti ( Gen 6,5ss ): nessuno che faccia il bene quaggiù ( Sal 14,1ss; Rm 3,10ss ).
Questa è l'esperienza dell'uomo:
si sente frustrato nei suoi desideri insaziabili ( Qo 5,9ss; Qo 6,7 ),
impedito di godere pienamente dei beni della terra ( Qo 5,14; Qo 11,2-6 ),
incapace persino di « fare il bene senza mai peccare » ( Qo 7,20 ),
perché il male esce dal suo stesso cuore ( Gen 6,5; Sal 28,3; Ger 7,24; Mt 15,19s ).
È colpito nella sua libertà ( Rm 7,19 ), schiavo del peccato ( Rm 6,17 ): la sua ragione stessa è compromessa: viziando l'Ordine delle cose, egli chiama male il bene e bene il male ( Is 5,20; Rm 1,21-25 ).
Infine, apatico e deluso, si accorge che « tutto è vanità » ( Qo 1,2 ); esperimenta duramente che « il mondo intero è in potere del maligno » ( 1 Gv 5,19; cfr. Gv 7,7 ).
Di fatto il male non è una semplice assenza di bene, ma una forza positiva che asservisce l'uomo e corrompe l'universo ( Gen 3,17s ).
Dio non l'ha creato, ma ora che è apparso, esso gli si oppone.
Incomincia una guerra incessante, che durerà quanto la storia: per salvare l'uomo, il Dio onnipotente dovrà trionfare del male e del maligno ( Ez 38-39; Ap 12,7-17 )
Avendo conosciuto il male nel suo parossismo durante la schiavitù di Egitto, Israele scopre il bene in Jahve suo liberatore.
Dio lo strappa alla morte ( Es 3,7s; Es 18,9 ), poi lo conduce nella terra promessa, in quel « buon paese » ( Dt 8,7-10 ) « in cui scorrono il latte ed il miele », e « su cui Jahve tiene costantemente gli occhi ».
Israele vi troverà la felicità ( cfr. Dt 4,40 ), se rimane fedele alla alleanza ( Dt 8,11-19; Dt 11,8-12.18-28 ).
- Come Adamo nel paradiso, Israele si vede posto di fronte ad una scelta che determinerà il suo destino.
Dio gli mette dinanzi la benedizione e la maledizione ( Dt 11,26ss ), perché il bene fisico ed il bene morale sono parimenti legati a Dio: se Israele « dimenticasse Jahve », cessasse di amarlo, non osservasse più i comandamenti e rompesse l'alleanza, sarebbe immediatamente privato di questi beni terreni ( Dt 11,17 ) e rinviato in schiavitù, mentre la sua terra diventerebbe un deserto ( Dt 30,15-20; 2 Re 17,7-23; Os 2,4-14 )
- Di questa dottrina fondamentale dell'alleanza Israele esperimento la verità nel corso della sua storia: come nel dramma del paradiso, l'esperienza della sventura segue quella del peccato.
- Or ecco che, su un punto capitale, la dottrina sembra colta in fallo: non sembra che Dio favorisca gli empi e lasci i buoni nell'infelicità?
I giusti soffrono, il servo di Jahve è perseguitato, i profeti sono messi a morte ( cfr. Ger 12,1s; Ger 15,15-18; Is 53; Sal 22; Gb 23-24 ).
Dolorosa e misteriosa esperienza della sofferenza, il cui senso non appare di colpo.
Tuttavia per mezzo di essa i poveri di Jahve imparano a poco a poco a staccarsi dai « beni di questo mondo », effimeri ed instabili ( Sof 3,11ss; cfr. Mt 6,19ss; Lc 12,33s ), per trovare la loro forza, la loro vita ed il loro bene in Dio, che solo rimane loro quando tutto è perduto, ed al quale aderiscono con una fede ed una speranza eroiche ( Sal 22,20; Sal 42,6; Sal 73,25; Ger 20,11 ).
Certamente essi sono ancora soggetti al male, ma hanno con sé il loro salvatore, che trionferà nel giorno della salvezza; allora riceveranno quei beni che Dio ha promesso ai suoi fedeli ( Sal 22,27; Ger 31,10-14 ).
In tutta verità, Dio « solo è buono » ( Mc 10,18 par ).
Rivelandosi come salvatore, Dio annunziava già la sua futura vittoria sul male.
Era ancora necessario che questa si affermasse in una forma definitiva, rendendo l'uomo buono e sottraendolo al potere del maligno ( 1 Gv 5,18s ), « principe di questo mondo » ( Lc 4,6; Gv 12,31; Gv 14,30 ).
1. Certamente Dio aveva già dato la legge, che era buona e destinata alla vita ( Rm 7,12ss ): praticando i comandamenti, l'uomo farebbe il bene ed otterrebbe la vita eterna ( Mt 19,16s ).
Ma questa legge rimaneva per sé inefficace finché il cuore dell'uomo, prigioniero del peccato, non era mutato.
Volere il bene è alla portata dell'uomo, ma non il compierlo: egli non fa il bene che vuole, fa il male che non vuole ( Rm 7,18ss ).
La concupiscenza lo trascina quasi suo malgrado, e la legge, fatta per il suo bene, si volge in definitiva a suo danno ( Rm 7,7.12s; Gal 3,19 ).
Questa lotta interiore lo lascia infinitamente infelice; chi dunque lo libererà ( Rm 7,14-24 )?
2. Solo « Gesù Cristo nostro Signore » ( Rm 7,25 ) può cogliere il male alla radice, trionfandone nel cuore stesso dell'uomo ( cfr. Ez 36,26s ).
Egli è il nuovo Adamo ( Rm 5,12-21 ), senza peccato ( Gv 8,46 ), su cui Satana non ha alcun potere.
Egli si è fatto obbediente fino alla morte di croce ( Fil 2,8 ).
Ha dato la vita affinché le sue pecore trovino pascolo ( Gv 10,9-18 ).
Si è fatto « maledizione per noi, affinché mediante la fede ricevessimo lo Spirito promesso » ( Gal 3,13s ).
3. I frutti dello Spirito.
- Rinunziando alla vita e ai beni terreni ( Eb 12,2 ) ed inviandoci lo Spirito Santo, Cristo ci ha procurato così le « cose buone » che dobbiamo domandare al Padre ( Mi 7,11; cfr. Lc 11,13 ).
Non si tratta più dei beni materiali, come quelli che erano promessi un tempo agli Ebrei; sono i « frutti dello Spirito » in noi ( Gal 5,22-25 ).
Ormai l'uomo, trasformato dalla grazia, può « fare il bene » ( Gal 6,9s ), « fare opere buone » ( Mt 5,16; 1 Tm 6,18s; Tt 3,8.14 ), « vincere il male con il bene » ( Rm 12,21 ).
Per divenire capace di questi beni nuovi, egli deve passare attraverso la spogliazione,« vendere i suoi beni » e seguire Cristo ( Mt 19,21 ), « rinunziare a se stesso e portare la sua croce con lui » ( Mt 10,38s; Mt 16,24ss ).
4. La vittoria del bene sul male.
- Scegliendo di vivere in tal modo con Cristo per obbedire agli incitamenti dello Spirito Santo, il cristiano rompe la sua solidarietà con la opzione di Adamo.
Quindi il male morale è veramente vinto in lui.
Certamente le sue conseguenze fisiche e psicologiche rimangono finché durerà il mondo presente, ma egli si gloria delle sue tribolazioni, acquistando per mezzo di esse la pazienza ( Rm 5,4 ), stimando che « le sofferenze del tempo presente non sono da paragonarsi alla gloria che deve rivelarsi » ( Rm 8,18 )
- Così, mediante la fede e la speranza, egli è già in possesso delle ricchezze incorruttibili ( Lc 12,33s ) che sono accordate per la mediazione di Cristo, « sommo sacerdote dei beni futuri » ( Eb 9,11; Eb 10,1 ).
Questo è soltanto un inizio, perché credere non è vedere; ma la fede garantisce i beni sperati ( Eb 11,1 ), quelli della patria migliore ( Eb 11,16 ), quelli del mondo nuovo che Dio creerà per i suoi eletti ( Ap 21,1ss ).
* * *
Dalla Creazione e fino alla fine dei tempi, l'azione divina è tutta una benedizione.
Dall'inizio alla fine dei tempi, tutta l'opera di Dio è benedizione ( … ) [ 1079 ].
La sua benedizione agli esseri viventi, in particolar modo alla prima coppia umana, rinnovata dalla benedizione di fecondità dopo il diluvio.
In principio, Dio benedice gli esseri viventi, specialmente l'uomo e la donna.
L'alleanza con Noè e con tutti gli esseri animati rinnova questa benedizione di fecondità, nonostante il peccato dell'uomo, a causa del quale il suolo è " maledetto " [ 1080 ].
La sua benedizione entra nella storia umana come " storia di salvezza ", con Abramo e il " Popolo eletto ".
Ma è a partire da Abramo che la benedizione divina penetra la storia degli uomini, che andava verso la morte, per farla ritornare alla vita, alla sua sorgente: grazie alla fede del " padre dei credenti " che accoglie la benedizione, è inaugurata la storia della salvezza [ 1080 ].
Le benedizioni divine si manifestano in eventi mirabili e salvifici:
la nascita di Isacco,
l'uscita dall'Egitto ( Pasqua ed Esodo ),
il dono della Terra promessa,
l'elezione di Davide,
la presenza di Dio nel tempio,
l'esilio purificatore e il ritorno del " piccolo resto ".
La Legge, i Profeti e i Salmi, che tessono la Liturgia del Popolo eletto, ricordano queste benedizioni divine e nello stesso tempo rispondono ad esse con le benedizioni di lode e di rendimento di grazie [ 1081 ].
Servono per lodare Dio e supplicare i suoi doni.
Sono un sacramentale della Chiesa.
Fra i sacramentali ci sono innanzi tutto le benedizioni ( di persone, della mensa, di oggetti, di luoghi ).
Ogni benedizione è lode di Dio e preghiera per ottenere i suoi doni.
In Cristo, i cristiani sono benedetti da Dio Padre " con ogni benedizione spirituale " ( Ef 1,3). Per questo la Chiesa impartisce la benedizione invocando il nome di Gesù, e facendo normalmente il santo segno della croce di Cristo [ 1671 ].
Alcune sono di portata duratura: consacratorie di persone, luoghi e di oggetti dedicati al " culto ".
Alcune benedizioni hanno una portata duratura: hanno per effetto di consacrare alcune persone a Dio e di riservare oggetti e luoghi all'uso liturgico.
Fra quelle che sono destinate a persone - da non confondere con l'ordinazione sacramentale - figurano
la benedizione dell'abate o dell'abbadessa di un monastero,
la consacrazione delle vergini,
il rito della professione religiosa e
le benedizioni per alcuni ministeri ecclesiastici ( lettori, accoliti, catechisti, ecc. ).
Come esempio delle benedizioni che riguardano oggetti, si può segnalare
la dedicazione o la benedizione di una chiesa o di un altare,
la benedizione degli olii santi,
dei vasi e delle vesti sacre,
delle campane, ecc. [ 1672 ].
Le benedizioni e la maledizioni dei patriarchi (
Gen 27;
Gen 49 ) sono parole efficaci che, rivolte a un capostipite, si realizzano nei suoi discendenti: la razza di Canaan sarà sottomessa a Sem, antenato di Abramo e degli israeliti, posti sotto la protezione speciale di Jahvè, e a Iafet i cui discendenti si estenderanno a spese di Sem. La situazione storica sarebbe quella del regno di Saul e dell'inizio del regno di Davide quando israeliti e filistei dominavano su Canaan, e quando i filistei avevano invaso una parte del territorio di Israele. Molti Padri hanno visto qui l'annunzio dell'ingresso dei gentili ( Iafet ) nella comunità cristiana che ha avuto origine dagli ebrei ( Sem ). |
Gen 9,25 |
La benedizione è una parola efficace (
Gen 9,25+ ) e irrevocabile (
Gen 27,33+;
Gen 48,18+ ) che, anche pronunziata da un uomo, trasmette l'effetto che vi si esprime, poiché è Dio che benedice (
Gen 1,27.28;
Gen 12,1;
Gen 28,3-4;
Sal 67,2;
Sal 85,2 ). Ma anche l'uomo, a sua volta, benedice Dio, loda la sua grandezza e la sua bontà nello stesso tempo in cui augura di vederle affermarsi ed estendersi ( Gen 24,48; Es 18,10; Dt 8,10; 1 Sam 25,32.39 ). Qui le due benedizioni sono associate. Il culto israelita comportava le une e le altre ( Nm 6,22; Dt 27,14-26; Sal 103,1-2; Sal 144,1; Dn 2,19-23; Lc 1,68; 2 Cor 1,3; Ef 1,3; 1 Pt 1,3) |
Gen 14,19 |
E in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra. la formula ritorna ( con la parola « famiglia » o « nazione » ) in
Gen 18,18;
Gen 22,18;
Gen 26,4;
Gen 28,14. In senso stretto significa ( v. 2, Gen 48,20; Ger 29,22 ) « le famiglie si diranno l'una all'altra: Benedetto sei tu come Abramo ». Ma Sir 44,21, la traduzione dei LXX e il N.T. hanno interpretato: « in te saranno benedette tutte le nazioni ». |
Gen 12,3 |
-- | Gen 27,1.33 |
-- | Gen 48,18 |
Sia benedetto: la formula di benedizione ereditata dall'A.T. ( Gen 14,20+; Lc 1,68; Rm 1,25; 2 Cor 11,31 ) è diventata cristiana ( Rm 9,5; 2 Cor 1,3; Ef 1,3 ): i benefici per cui si loda Dio sono legati alla persona del Cristo e soprattutto alla sua resurrezione ( Rm 1,4-5+ ). | 1 Pt 1,3 |
Schedario biblico |
|
Maria, benedetta | C 80 |
Benedizione | E 34 |
Maledizione | E 35 |
Dio creatore | A 37 |
Gerusalemme | C 2 |
Imposizione delle mani | D 5 |
Parola | D 6 |
Proprietà | F 27 |
Famiglia | F 45 |
Concilio Ecumenico Vaticano II |
|
Le … riservate sono pochissime | SC 79 |
Riforma della …. della sposa | SC 78 |
Catechismo della Chiesa Cattolica |
|
La fede - inizio della vita eterna | 163 |
Padre benedice Maria in modo singolare | 492 |
-- | 2676 |
Benedizione del pane e del vino | 1000 |
-- | 1334-35 |
-- | 1347 |
-- | 1353 |
-- | 1412 |
Morte come benedizione | 1009 |
Benedizione di Dio | 1077-82 |
-- | 1110 |
-- | 2627 |
-- | 2644 |
Significato della benedizione | 1078 |
-- | 1079ss |
-- | 2626 |
Benedizione della Chiesa | 2645 |
-- | 1082 |
-- | 1217 |
-- | 1245 |
-- | 1624 |
-- | 1630 |
-- | 1671-72 |
Le prefigurazioni del Battesimo nell'Antica Alleanza | 1217ss |
La mistagogia della celebrazione | 1245 |
Eucaristia e benedizione | 1328 |
-- | 1360 |
-- | 1402 |
I segni del pane e del vino | 1334 |
La messa lungo i secoli | 1347 |
Lo svolgimento della celebrazione | 1353 |
L'azione di grazie e la lode al Padre | 1360 |
La presenza di Cristo operata dalla potenza della sua Parola e dello Spirito Santo | 1375 |
I frutti della Comunione | 1396 |
L'Eucaristia - « Pegno della gloria futura » | 1402 |
Perché il nome di sacramento dell'Ordine? | 1538 |
La celebrazione del Matrimonio | 1624 |
Il consenso matrimoniale | 1630 |
La grazia del sacramento del Matrimonio | 1642 |
Battezzati come chiamati a una benedizione | 1669 |
Le beatitudini | 1717 |
La speranza | 2090 |
Famiglie numerose e benedizione divina | 2373 |
Preghiera e benedizione | 2589 |
-- | 2767 |
-- | 2781 |
-- | 2803 |
La benedizione e l'adorazione | 2626ss |
Forme di benedizione | 2627 |
La preghiera vocale | 2701 |
La preghiera della Chiesa | 2767 |
« Padre! » | 2781 |
Le sette domande | 2803 |
Benedizione della mensa | 2834 |
Comp. 221; 351; 551 | |
Codice Diritto Canonico |
|
v. Sacramentali | |
ministro | 1169 |
quando è consentita al diacono | 1169 § 3 |
soggetto | 1170 |
cose benedette per il culto | 1171 |
dei luoghi sacri | 1207 |
perdita della … | 1212 |
eucaristia | 943 |
degli oli sacri | 999 |
delle chiese | 1207 |
-- | 1217 |
degli oratori e cappelle private | 1229 |
degli altari | 1237 |