IndiceS

Aggettivo latino con il significato di "pulito" ( contrario "immondo" ) e poi di "elegante", "ornato", tanto nella persona quanto nel discorso e nello spirito.

Come sostantivo designò la borsetta o il cofano nel quale le donne, soprattutto sposate, conservavano l'apparecchiatura per adornarsi, "farsi belle".

Di qui il termine venne ad indicare l' "universo" fisico, visto nella bellezza della sua armonia e del suo incanto, quello sociale come insieme degli uomini, e quello trascendente quale complesso delle realtà spirituali e morali ( mondo celeste, infernale ).

Fu un percorso parallelo a quello del greco kósmos ( "cosmetici", "cosmico" ), destinato a continuare anche nel linguaggio biblico ed ecclesiastico, dove servì pure ad indicare quella concezione unicamente terrestre della vita che rifiuta ogni trascendenza e severità spirituale ( "mondano" ).

Mondo è quindi anche il regno e la scelta del peccato come regola di vita o almeno l'indifferenza di fronte ad esso.

Queste accezioni sono state autenticate da Gesù quando pronunciò i terribili verdetti:

"Io non prego per il mondo" ( Gv 17,9: cioè per quanti si oppongono sistematicamente a Dio );

"Il mondo, o Padre, non ti ha conosciuto" ( Gv 17,25: sono quanti lo trascurano );

"Il mondo odia i miei discepoli" ( Gv 17,14 );

"Io ho vinto il mondo" ( Gv 16,33: le forze persecutrici della Chiesa );

"Io vi do la pace, ma non come la da il mondo" ( Gv 14,27: ammonimento alla vacuità delle sue promesse ed all'inanità dei suoi poteri ).

Ma Gesù disse ancora: "Io sono la luce del mondo" ( Gv 8,12: di quanti sono aperti al messaggio ed all'invito di Dio );

"Sono venuto per salvare il mondo" ( Gv 12,47: i potenziali aderenti alla sua missione redentrice )

e di lui disse S. Giovanni: "Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine" ( Gv 13,1: intensità di rapporto tra Dio e la sfera della creazione ).

Risulta in "mondo" una drammatica divaricazione, adesione e rifiuto di Dio: è la scelta del supremo destino, quale era stata già proclamata dal vecchio Simeone ( Lc 2,34).

Il cristiano deve operare nel mondo (nella storia) ( Gv 17,15 ), ma non deve assumerne la diffusa mentalità paganeggiante ( Rm 12,2).

La rappresentazione greca del mondo concepito come kósmos, cioè come universo ordinato e regolato da leggi razionali e sovente divinizzato, è estranea alla mentalità biblica.

L'Antico Testamento preferisce parlare di "cieli e terra" o del "tutto", da Dio voluti e creati.

Per indicare il mondo nella sua durata limitata, segnato da un inizio e da una fine, si ricorre al termine 'olam in ebraico e aión in greco, che includono il concetto di durata indefinita nel tempo.

Il mondo creato da Dio è affidato all'uomo, affinché lo custodisca, lo lavori ( Gen 2,15 ), ma l'uomo con il suo rifiuto di Dio può trascinare il mondo alla distruzione ( Gen 6,5-7; Ger 4,23-28 ), può farlo precipitare nuovamente nel caos.

La salvezza di Dio coinvolgerà la creazione intera; Dio creerà "cieli nuovi e terra nuova" ( Is 65,17; Is 66,22 ).

L'uomo deve benedire Dio per le cose del mondo che gli sono state affidate.

Il Nuovo Testamento impiega il termine kósmos, ma applica a esso la concezione veterotestamentaria del mondo.

La mentalità biblica non manifesta quel disprezzo nei confronti della materia, del corpo, che entrò più tardi a far parte del filone maggioritario dell'ascetica cristiana, influenzata più dall'ellenismo che dalla fede biblica.

Creato da Dio, il mondo e cosa buona ( At 4,24 ), purché accolto "con rendimento di grazie" ( 1 Tm 4,4 ); tuttavia, a causa dell'uomo il peccato è entrato nel mondo fin dall'inizio della storia ( Rm 5,12 ), e la creazione intera, solidale con l'uomo peccatore, con esso "geme e sospira redenzione" ( Rm 8,22-23 ).

"Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna.

Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui" ( Gv 3,16-17 ).

Gesù ha donato la sua vita "per la vita del mondo" ( Gv 6,51 ), ma una parte del mondo rifiuta la salvezza ( Gv 1,10; Gv 15,18 ).

I cristiani, seguendo la via tracciata dal loro Signore, pur vivendo nel mondo, non appartengono a esso ( Gv 15,19; Gv 17,16 ); non amano il mondo in quanto realtà che si oppone a Dio e rifiuta la salvezza offerta in Cristo Gesù ( 1 Gv 2,15-16 ), non conformano il loro pensare a questo mondo ( Rm 12,2 ), ma sono inviati nel mondo ( Gv 17,18 ) per rendere testimonianza all'Evangelo ( Gv 17,21.23 ) fino a divenire partecipi della luce stessa di Gesù, luce del mondo ( Gv 8,12 ) e diventare riflesso di questa luce in mezzo agli uomini ( Mt 5,14 ).

Nell'attesa del ritorno del Signore vivono in questo mondo "senza abusarne" ( come afferma una variante di 1 Cor 7,31 attestata da Basilio ), amano e custodiscono questa Terra, amano gli uomini loro fratelli, ponendo già ora in questo mondo dei segni del Regno che viene.

Il « mondo » designa ora l'universo o la terra, ora il genere umano, ora l'insieme degli uomini che rifiutano Dio e perseguitano con odio il Cristo e i suoi discepoli ( Gv 7,7; Gv 15,18.19; Gv 17,14 ).

In questo ultimo senso, Giovanni riprende l'opposizione, abituale nel giudaismo, tra « questo mondo » ( Gv 8,23 ), sottomesso al potere di Satana ( Gv 12,31; Gv 14,30; Gv 16,11; 1 Gv 5,19 ) e al male, e « il mondo avvenire », che egli indica forse con il termine « vita eterna » ( Gv 12,25 ).

Per ora, i discepoli devono rimanere nel mondo ( Gv 17,11.14s; il senso peggiorativo di « terra » in Ap 6,15; Ap 13,3.8; Ap 14,3; Ap 17,2.5.8; Rm 8,16+ ).

Mondo: il mondo presente, in opposizione al « futuro » mondo messianico.

Coincide con il regno di satana ( At 26,18 ), « Dio di questo mondo » ( 2 Cor 4,4; Ef 2,2; Ef 6,12; Gv 8,12; Gv 12,31 ) e con il regno del peccato e della legge ( Gal 3,19 ).

Ma il Cristo, con la sua morte e resurrezione, ci libera da tutti questi tiranni fin da quaggiù e ci fa entrare nel suo regno e in quello di Dio ( Rm 14,17; Col 1,13; Ef 5,5 ), in attesa della piena liberazione, con la resurrezione corporale alla parusia ( Rm 5-8 ).

… abitato

In tutto il mondo: il « mondo abitato » ( oikoumenê ), cioè il mondo greco-romano.

Bisogna, prima del castigo d'Israele, che tutti i giudei dell'impero abbiano sentito la buona novella ( At 1,8+; Rm 10,18 ); la « testimonianza » portata davanti ai popoli varrà dapprima contro il giudaismo infedele ( Mt 10,18 ).

Il vangelo raggiunse effettivamente tutte le parti vitali dell'impero romano prima del 70 ( 1 Ts 1,8; Rm 1,5.8; Col 1,6.23 ).

… redento

La rivelazione dei figli di Dio: il mondo materiale, creato per l'uomo, partecipa al suo destino.

Maledetto a causa del peccato dell'uomo ( Gen 3,17 ), si trova attualmente in una situazione violenta: « caducità » ( v 19, BJ traduce « vanità » ), qualità di ordine morale legata al peccato dell'uomo; « schiavitù della corruzione » ( v 21 ), qualità di ordine fisico.

Ma come il corpo dell'uomo è destinato alla gloria, così anche il mondo sarà oggetto di redenzione ( vv 21,23 ) e parteciperà alla « libertà » dello stato glorioso ( ivi ).

La filosofia greca voleva liberare lo spirito dalla materia considerata come cattiva; il cristianesimo libera la stessa materia.

Uguale estensione della salvezza al mondo non umano ( specialmente al mondo angelico ) in Col 1,20; Ef 1,10; 2 Pt 3,13; Ap 21,1-5. Per la nuova creazione 2 Cor 5,17+ ).

Schedario biblico

Magistero

Mondo può significare il creato, il cosmo:
è questo l'immenso universo della creazione, che non avremo mai finito di conoscere e di scoprire, e che può magnificamente servire come scala alla scoperta di Dio ( cf. At 17,27 );
noi moderni, noi alunni delle scuole scientifiche, siamo invitati ad una nuova ricerca di Dio, ad una nuova religiosità - non all'ateismo - proprio per questa via, che fedelmente percorsa ci farà conoscere meraviglie non solo naturali, ma anche spirituali.

La Chiesa è nel mondo, non del mondo, ma per il mondo.

La Chiesa non prescinde da questo dato di fatto fondamentale; che essa è immersa nella società umana, la quale, esistenzialmente parlando, la precede, la condiziona, la alimenta; e ciò costituisce, a bene osservare, un rapporto degnissimo e fecondissimo fra la Chiesa e il mondo.

Il mondo ch'essa ha presente è quello degli uomini, ossia l'intera famiglia umana nel contesto di tutte quelle realtà in cui essa vive; il mondo che è teatro della storia del genere umano, e porta i segni dei suoi sforzi, delle sue sconfitte e delle sue vittorie; il mondo che i cristiani credono creato e conservato dall'amore del Creatore, mondo certamente posto sotto la schiavitù del peccato, ma liberato da Cristo crocifisso e risorto, con la sconfitta del Maligno, affinché, secondo il disegno di Dio, sia trasformato e giunga al suo compimento » ( Gaudium et Spes, n. 2 )

Oggi il dovere della Chiesa non è certo quello di tormentarsi in critiche ed amare contestazioni, né quello di assimilarsi alle tendenze amorali di tanta parte della società moderna, né quello di eliminare dal cristianesimo le verità misteriose o i doveri difficili, ma di mostrarsi coerente a se stessa, forte nella fede, lieta nel canto della sua preghiera, e tutta rivolta a promuovere nel mondo la giustizia e la pace, nella visione dell'unico Salvatore nostro Gesù Cristo.

Immagine del pluralismo contraddittorio della nostra società umana, il quale non giustifica, non parifica le espressioni negative della società stessa, ma le tollera e quasi le difende con un liberalismo magnanimo e paziente, in ordine al bene stesso delle espressioni positive, e in vista d'una giustizia escatologica, cioè la scena presente dell'economia temporale, quando il bene ed il male, ora mescolati e confusi, saranno inesorabilmente separati e trattati con adeguata e differente sanzione.

La parola « mondo » ci porta alla necessità d'una spiegazione trascendente; ci obbliga innanzitutto ad affermare un dualismo: io e il mondo; anzi ad una sintesi, ad un principio a cui deve far capo tanto il mio pensiero, quanto la realtà delle cose, che il pensiero scopre e non inventa, non crea.

La contemplazione del mondo ci obbliga a risalire alla sua superiore ed estranea, sebbene presente ed operante, sorgente, cioè il mistero di Dio

La mondanità « anestetizza l'anima ».

E la mondanità « è un peccato sottile, è più di un peccato: è uno stato peccaminoso dell'anima ».

Concilio Ecumenico Vaticano II

Catechismo della Chiesa Cattolica

Rinnovamento Catechesi

Compendio della dottrina sociale

Salvezza e mondo dell'economia

Uomo, mondo e loro destino in Dio

Creature del mondo e uomo, capace di Dio

Carità, pace e mondo complesso

Progetti economici e mondo più umano

Interdipendenza e relazioni nel mondo attuale

Spiritualità benedettina e mondo

Religiosi, carità di Cristo e mondo